Il Sarri del pragmatismo e della ragionevolezza ha dunque lasciato spazio al Sarri reale. A occhio, lo aveva già in parte fatto nella gara più sentita - quella di San Siro - ma un conto è immaginarlo e un conto è sentirselo dire. Lui, in persona, al termine di Juventus-Bologna esprime il concetto: no alla gestione come termine di riferimento in vista dei tre punti finali, sì al corroborante senso pratico di superiorità per (quasi) tutto il corso della partita. Eccolo quindi spiegato il possibile corto circuito del finale thrilling contro i felsinei di Sinisa Mihajlovic: la Juventus ha iniziato troppo presto a fare ciò che avrebbe potuto fare negli ultimi 8/10 minuti, invertendo le giocate in sicurezza con le giocate tremendiste che Sarri esplora, adora e invoca come lezione di coraggio verso ciò che dovrà diventare un’abitudine. È reale, per come è andata la partita che poteva essere sul 4-1 ma non lo era; è concettuale per come intende il calcio il tecnico bianconero.
Quindi Sarri spiega implicitamente che la sua Juve da qui in avanti è pronta (o forse già lo era prima della sosta) per spingere sull’acceleratore della diversa filosofia. La Juve 9.0 non gioca col topolino, bensì schiaccia il topolino. È un attimo, e si pensa subito possa essere il punto astratto alla radice della distanza tra Allegri e la scelta di affidare la squadra appunto a Sarri. Un pensiero effettivamente vicino al vero, se l’approccio viene declinato sul discorso dei cosiddetti episodi. E attenzione, non sono soltanto gli episodi “di secondo livello”, quelli di cui dibattiamo in tv e dibattete in casa e tutti insieme dibattiamo al bar. Episodi qui va inteso in covercianese: situazioni, momenti, letture, interpretazioni, casistiche.
In pratica, Sarri aspira a una Juventus che come può puntare a tritare l’avversario automaticamente punta a tritare gli stessi episodi. A renderli nulli, non incidenti, irrilevanti, satellitari al risultato di breve e di lungo periodo. Sarri è sacchiano. La fortuna non esiste, detto che bisogna poi ricordarsi di non invocarla così come vale per gli stessi episodi. Per Allegri l’episodio (di “primo livello”) è molto se non tutto nel calcio. Difficile dare torto assoluto all’uno o all’altro. Semplicemente sono due ricerche di un’irraggiungibile perfezione. L’obiettivo comune è più basico: rendere la squadra forte, in modo opposto. Per Allegri l’episodio è il momento, è l’intelligenza in dosi giuste al momento giusto, è la scelta della giocata, è il punto debole dell’avversario. Per Sarri è invece il casuale, è ciò che viene divorato dal gioco, ovvero il punto di forza del lavoro che si andrà a riprodurre. Sogno definitivo di ogni tifoso, non solo della Juventus. Solo che nella Juve tutto è più difficile, ma anche molto più bello. Su questo credo possiamo essere tutti d’accordo...