È stata dura. Anzi, no; diciamo che ci siamo complicati la vita da soli dopo aver dominato in lungo e in largo la partita, aver segnato quattro gol, sbagliati un paio, qualche parata importante di Consigli e, nonostante Handanovic si sia notato solo nelle occasioni in cui ha raccolto il pallone dal fondo della rete – nessuna colpa del numero uno sloveno sui gol neroverdi - a momenti ti ritrovi inspiegabilmente quattro pari senza un vero perché. Black out totale, resta da vedere se dovuto alla mancanza di brillantezza fisica per tutti i novanta minuti o a un calo di tensione che, a questi livelli, non può e non deve mai accadere. Ecco il motivo per il quale, a parte i complimenti per i tre punti, credo ad un Antonio Conte imbufalito coi suoi; bastone e carota, non necessariamente nell’ordine, ma di certo il tecnico non sarà stato zitto limitandosi a qualche pacca sulla spalla.
Certo, contro il Borussia Dortmund determinate disattenzioni non saranno perdonate né, tantomeno, accettate; i tedeschi rappresentano quella sorta di ultima spiaggia per accedere agli ottavi di finale della massima manifestazione calcistica a livello continentale. Complice il disgraziato pareggio interno con lo Slavia Praga, dal mio personalissimo punto di vista l’unica partita veramente toppata da Antonio Conte e dai suoi uomini, tra domani e ritorno in Germania minimo bisogna raccattare quattro punti per alimentare la speranza di proseguire la corsa. Perdere significherebbe abbandonare la Champions, e la cosa dubito sarebbe salutata con applausi scroscianti dalla proprietà. Per questa ragione l’ultimo quarto d’ora di Reggio Emilia deve essere catalogato alla voce cose da non fare durante una partita. Poiché credo in un calo mentale più che fisico beh, se per caso ti trovi in vantaggio anche di un paio di reti nell’Europa che conta, non è consigliabile staccare la spina e dedicarsi, che so, all’arte del piantare tulipani.
Ma io preferisco pensare di trovarmi di fronte l’Inter dei primi settanta minuti, quella che ha governato la gara senza mostrare il minimo cenno di cedimento. Quella che, una volta raggiunta, è ripartita come niente fosse macinando gioco e mantenendo il controllo della situazione con la consapevolezza della propria forza. Che, lo ripeto, a mio parere è notevole; l’undici titolare, forse sbaglierò ma non di molto, può giocarsela alla pari con chiunque, come ampiamente dimostrato e a Barcellona e, pur con tre infortunati, nel testa a testa contro la Juventus.
Muscoli e cervello; perché domani saranno indispensabili entrambi. E non si molla di un centimetro, vada come vada.