Certe partite rappresentano qualcosa in più del risultato finale. E per il Napoli la sfida di questa sera a Salisburgo, costituisce quasi un richiamo all’orgoglio. Sì, l’orgoglio di una squadra che male non ha fatto finora (sconfitta di misura ed immeritata in casa della Juventus, ko inatteso e sfortunato con il Cagliari al San Paolo e due grigi pareggi contro Torino e Genk), ma dalla quale è giusto aspettarsi anche di più.
L’organico messo in piedi dal presidente De Laurentiis è di prima qualità, segno evidente di quanto tenga al raggiungimento di un obbiettivo, nello specifico la conquista dello scudetto. Mai come quest’anno il monte ingaggi della squadra ha sforato di gran lunga tutti i tetti che erano stati fissati in passato (dai 120 ai 150 milioni di euro, a seconda dei bonus che verranno raggiunti) ed a capo della squadra c’è uno degli allenatori più vincenti nella storia del calcio. Ed è lecito che il patron si attenda proprio da Carlo Ancelotti la svolta tecnica che permetta al Napoli di essere la squadra che tutti si aspettano. A cominciare dall’approdo agli ottavi di Champions League. Il doppio confronto nell’arco di 15 giorni con gli austriaci del Salisburgo, rappresenta una sorta di sedicesimi di finale del torneo. Per questa ragione sarà fondamentale per gli azzurri fare risultato pieno stasera, alla Red Bull Arena, dove il team del tecnico Marsch (primo allenatore americano a guidare una squadra in Champions) ha vinto tutte le gare quest’anno, segnando una media di 5,2 gol a partita. Ma il Napoli si sta allenando da tempo per disinnescare gli attacchi avversari (nelle ultime 8 gare subiti solo 3 gol) e ha anche una prima linea che deve trovare la continuità meritevole per l’abbondanza della rosa. Don Carlo ha l’imbarazzo della scelta, anche questa sera a Salisburgo.
Sabato contro il Verona si è sbloccato Milik con una doppietta (i primi due gol della sua stagione), ma non è detto che tocchi nuovamente a lui. Le indicazioni della vigilia danno come possibile l’utilizzo di un attacco più leggero, guidato da Mertens a cui manca sempre un gol per raggiungere Maradona a quota 115, magari con Insigne partner, oppure con il rilancio di Lozano: il messicano non vede l’ora di dimostrare che i quasi 50 milioni investiti da De Laurentiis, non siano stati spesi male.