La carriera di Paolo Maldini da dirigente è iniziata al Milan e finirà al Milan. A dichiararlo è lo stesso direttore tecnico del club rossonero: "Tornare al Milan è stata una decisione di cuore, sicuramente finirò qua, non andrò a fare questo lavoro da un'altra parte - ha detto Maldini nel corso di una intervista rilasciata ai microfoni di SkySport - Ci sono mattine in cui mi sveglio e penso ma chi me lo fa fare, ma succedeva anche quando facevo il calciatore, avevo dolori e dovevo andare in campo a zero gradi. C'è grande amore e passione verso questi colori, nessuno lo mette in dubbio. La storia sta lì a ricordarlo".
L'ex capitano rossonero ha poi commentato l'attuale situazione della squadra, che sta vivendo un inizio di stagione davvero difficile: "Il Milan secondo noi è migliore dell'anno scorso, l'idea è di migliorare la posizione della stagione passata, che è stata la migliore delle ultime sei, e questo è un dato di fatto.
“L’idea di ringiovanire la squadra è condivisa, come è condivisa l’idea che nessuna squadra giovane ha vinto campionato o Champions League. Per farlo serve l’inserimento di calciatori di esperienza” ha aggiunto Maldini, che poi ha in un certo senso aperto al ritorno all'ombra della Madonnina di Zlatan Ibrahimovic, già vicino ai rossoneri lo scorso mese di gennaio: "Ibra potrebbe essere un sogno, sposta tante cose. Secondo me però dentro la sua testa c'è la paura di non essere più l'Ibrahimovic dominante di un tempo. Pensare che possa accettare di andare in panchina come in campo non lo so, sinceramente. A me sul finire della mia carriera da calciatore successe proprio questo: quando Carlo Ancelotti mi mise in panchina in un derby, ho capito che non avrei accettato una stagione così".
Continuando a parlare di mercato, Maldini ha spiegato: "La cosa importante è che non abbiamo venduto i nostri migliori giocatori. Piatek? È un calciatore forte. Deve pensare più a giocare con la squadra, lo sta facendo, ma la sua forza è quella di fare gol".