La Juventus confeziona uno strano pari a Lecce e lo juventino vive la strana sensazione di mettere e togliere la cera quando ripensa al campionato potenzialmente finito dopo la prova di forza in casa dell’Inter e poi sbaglia un gol a porta vuota, passa soltanto su calcio di rigore e poi ancora guarda i nerazzurri ballare per un tempo contro il tridente più pazzo del campionato. Nulla di fatto, direbbe l’uomo delle classifiche. E invece resta molto di questa trasferta senza, per esempio, Cristiano Ronaldo. Per esempio che la Juve ha acquisito un certo modo e piglio di stare in campo non lontano da ciò che reclamavano gli annoiati degli ultimi due anni. Oppure che se c’è un problema davanti, questo non è imputabile agli ex discussi Higuain e Dybala: imprecisi fin che volete, ma costantemente pericolosi, pedine che si ha finalmente l’idea che possano costantemente continuare a segnare gol pesanti. Ci si mettano anche le certezze Cuadrado e Alex Sandro, trasformati nell’accompagnare la squadra al baricentro e alla spinta da dietro che a Sarri chiede a costo di vedere i centrali difensivi operare più in zone da centrocampisti che altro.
Eppure, Ronaldo andava portato a Lecce a prescindere. Chi non l’ha pensato a un certo punto? Ma il tema è un altro: le punte sono poche e le mezzepunte sono orfane di Douglas e Ramsey. Le pretese su Bernardeschi raddoppiano e, nel giudizio, anche i livelli di grigio sembrano nero pece. Che poi l’ex viola, e qualche volta Dybala stesso, cerchino l’obiettivo del fotografo mentre cercano il gol è qualcosa su cui poter lavorare. Perché non saranno sempre partite sul velluto, pulite, nelle quali la forma ha pari valore della sostanza. Higuain che va oltre la soglia del dolore nel finale può essere un buon modello. E comunque a porta vuota la palla va messa dentro a costo di fare ciò che ci insegnarono Baggio in un mondiale contro la Spagna e Ravanelli in una finale Champions: sembra facile, ma per metterla dentro ci sono volte in cui ti devi sporcare i pantaloncini.
Infine ci sono tutti coloro che, alla terza partita di traversoni bassi e potenti dal fondo che attraversano come burro l’area piccola avversaria, hanno pensato o citato o nominato o invocato Mandzukic. In genere ce ne si accorge dopo, e solo quando non la si vince. Ovviamente non può essere una cosa seria, perché è Mandzukic è un tipo di calciatore che può in teoria servire sempre. Oppure mai, se si sta dalla parte del gioco a muovere palla veloce e uomini lesti che sono il marchio di fabbrica che la squadra cerca con una sana ossessione. Chi manca ha sempre ragione, da quando la Juventus è diventata una realtà dove il pareggio (brutto anatroccolo del calcio dei tre punti) è ormai esattamente equivalente alla sconfitta. Sembra assurdo, ma è così. Sembra un problema, ma non è così. Piuttosto si pensi a come tenere questi livelli dovendo sostituire il cuneo Pjanic e togliendo gli spilloni dalla bambolina o voodoo di de Ligt. Grazie.