Nuova sconfitta in Nba per gli Oklahoma City Thunder di Danilo Gallinari, che realizza 15 punti insufficienti per battere i Blazers: Portland vince 99-102 grazie a un Damian Lillard in doppia doppia. Crisi profonda per i Warriors: Phoenix vince 110-121 e Golden State perde Steph Curry per una frattura alla mano. Spettacolare 158-159 tra Wizards e Rockets, caos a Philadelphia: espulsi sia Embiid che Towns nel 117-95 dei Sixers sui Wolves.
OKLAHOMA CITY THUNDER-PORTLAND TRAIL BLAZERS 99-102
Continuano ad annaspare i Thunder, che su cinque apparizioni stagionali in Nba hanno raccolto una sola vittoria. E alla Chesapeake Energy Arena arriva un altro ko, questa volta contro i Blazers di Damian Lillard che non si presenta impreparato all'appuntamento (e infatti piazza una doppia doppia da 23 punti e 13 assist). Decisivo il suo ultimo quarto, in cui trova tre triple in un minuto e mezzo spostando chiaramente l'ago della bilancia di una partita molto equilibrata. E in cui ancora una volta tra i protagonisti c'è Danilo Gallinari, autore di 15 punti frutto però stavolta di una prestazione dalle basse percentuali: lo confermano il suo 5/15 dal campo e il 3/9 dall'arco. Meglio di lui fa Chris Paul, che raggiunge quota 21 punti. Ma a Oklahoma City non basta per uscire dal momento delicato di questo inizio stagione.
GOLDEN STATE WARRIORS-PHOENIX SUNS 110-121
Ci sono stagioni che nascono dando sin da subito l'impressione di non avere una buona stella a vegliare su di loro. E proprio questo sembra il caso degli attuali Warriors, che non solo si ritrovano invischiati in un record di 1-3 e sono al momento ben lontani da ogni velleità playoff, ma si ritrovano anche privi di Steph Curry che si rompe una mano quando aveva tra l'altro realizzato appena 9 punti. Si tratta del culmine di una serata iniziata già nel peggiore dei modi, con un primo quarto in cui Phoenix si porta incredibilmente sul 43-14 e si può successivamente permettere di controllare un vantaggio già incolmabile. Terminerà con i 31 punti di di Devin Booker, mentre i Warriors capiscono che quest'anno potrebbe esserci da faticare e molto.
TORONTO RAPTORS-DETROIT PISTONS 125-113
Attenta Nba: i Toronto Raptors non sono ancora sazi. I campioni in carica dimostrano una volta di nuovo che la conquista dell'anello non è giunta per una fortunata serie di coincidenze. Contro Detroit arriva infatti la quarta vittoria di fila, e senza il ko contro i sempre temibili Celtics sarebbe stato filotto completo. I meriti sono in buona parte da ascrivere a un Pascal Siakam la cui crescita continua imperterrita settimana dopo settimana e mese dopo mese. I punti a referto sono ancora una volta 30, di cui 19 nel terzo quarto, quello in cui i Pistons capiscono di non poter espugnare la Scotiabank Arena nonostante le doppie doppie di Andre Drummond (21 punti e 22 rimbalzi) e di Derrick Rose (16 punti e 10 assist). Ma i Raptors non sono solo Siakam: Kyle Lowry picchia 20 punti, e 19 arrivano da Serge Ibaka e Norman Powell. No, il Grande Nord ha ancora voglia di festeggiare i suoi eroi.
WASHINGTON WIZARDS-HOUSTON ROCKETS 158-159
Grande spettacolo alla Capital One Arena, dove va in scena una partita da 317 punti (solo otto ne hanno avuti di più nell'intera storia della Nba, che diventano due considerando solo partite non terminate all'overtime). Manco a dirlo il mattatore assoluto è il solito James Harden, che realizza 59 punti tutti essenziali per la vittoria dei Rockets: l'ultimo, un libero, è quello che decide la partita a meno di 3 secondi dalla sirena. Houston però vince anche grazie a Clint Capela e ai suoi 21 punti, mentre Russell Westbrook raggiunge la tripla doppia (17 punti, 10 rimbalzi e 12 assist). I Wizards applaudono invece i 46 punti di Bradley Beal, insufficienti però a raccogliere la prima vittoria casalinga.
CLEVELAND CAVALIERS-CHICAGO BULLS 117-111
I giorni bui sembrano essere ormai un problema del passato per Cleveland. Certo, LeBron se n'è andato ormai da un po', ma due ragazzi che erano in campo a fianco del Re quando il titolo passò dall'Ohio nel 2016 tornano protagonisti e costruiscono un'importante vittoria contro Chicago, che porta il record dei Cavs in parità. Si tratta di Tristan Thompson (23 punti e 10 rimbalzi per lui) e Kevin Love (17 punti e la pazzesca cifra di 20 rimbalzi). Ma tutta la squadra gira, visto che Collin Sexton arriva a 18 punti e 17 ne arrivano dalla panchina con Jordan Clarkson. E i Bulls? Anche qui ci sono fasti del passato, che però appare davvero lontano anni luce. Vero che tutto il quintetto base va in doppia cifra, ma il top scorer di squadra è LaVine che si ferma a 16. Troppo poco per evitare il quarto ko in cinque uscite stagionali.
BOSTON CELTICS-MILWAUKEE BUCKS 116-105
Qualcosa sembra essersi inceppato in casa Bucks, dove l'incredibile macchina da vittorie dell'anno scorso continua a dare spettacolo senza accompagnarlo necessariamente ai risultati. La dimostrazione arriva dalla notte del TD Garden, caratterizzata da un'iniziale fuga (34-19 dopo il primo quarto), vanificata dal ritorno dei Celtics intenzionati a contendere a Philly il ruolo di forza dominante della Eastern Conference. Lo dimostra il fatto che l'intero quintetto di Boston raggiunge tranquillamente la doppia cifra, inclusi Tatum (25 punti) e Hayward (21+10 rimbalzi). Meglio fa Middleton (26), ma non basta a Milwaukee per vincere, anche perché Giannis Antetokounmpo si "ferma" a 22. Il greco, abituato a spaccare le partite, è infatti costretto a vedere il suo ruolo preso dall'avversario Kemba Walker che di punti ne fa 32, di cui 21 dopo l'intervallo lungo.
UTAH JAZZ-LOS ANGELES CLIPPERS 110-96
Due partite in due giorni per i Clippers, che forse si presentano a Salt Lake City già pensando agli Spurs e perdono. Paga la scelta di Doc Rivers di risparmiare Kawhi Leonard, assente contro i Jazz che rispondono spolverando la miglior versione di Mike Conley: è lui a decidere la partita, grazie ai 18 punti realizzati nel terzo quarto (su 29 totali). Proprio in questa fase della partita si intuisce che la vittoria andrà a Utah, che trova anche una prestazione da 24 punti di Donovan Mitchell. I Clippers provano a restare in partita, ma Lou Williams (24 punti) e JaMychal Green (23) sono gli unici a superare la linea di galleggiamento. E il record dei losangelini comincia già a essere preoccupante...
PHILADELPHIA 76ERS-MINNESOTA TIMBERWOLVES 117-95
Serata di basket dimenticabile a Philadelphia, non tanto per la vittoria dei Sixers (unica franchigia ancora imbattuta a est), quanto per la gazzarra tra stelle che provoca l'espulsione sia di Joel Embiid e Karl-Anthony Towns. I due giocatori simbolo delle rispettive squadre si azzuffano in maniera tanto grossolana e caotica, quanto inutile dato che la partita aveva già abbondantemente preso la strada di Philadelphia che nel corso del secondo periodo era arrivata anche a un vantaggio di 22 punti sugli avversari. I Sixers portano tutto il quintetto in doppia cifra (comanda proprio Embiid a quota 19 punti, gli stessi realizzato per Minnesota da Wiggins), ma tutto viene cancellato da una rissa che non fa onore al basket e allo sport in generale. E che, con le scaramucce cui i due hanno già dato vita via social, sembra proprio non essere finita in quel del Wells Fargo Center.
ORLANDO MAGIC-NEW YORK KNICKS 95-83
Non è una notte di grande basket quella dell'Amway Center, dove i Magic strappano una vittoria sicuramente non facile in una notte in cui quota 100 resta una chimera per i padroni di casa ma anche per New York, squadra che sembrava guarita dopo la vittoria sui Bulls e che ora invece torna a doversi domandare cosa ci sia che non va. Orlando riesce infatti a vincere grazie a un parziale di 16-3 nel finale, rispondendo alla precedente rimonta Knicks di ben 13 punti. Magic che applaudono Nikola Vucevic (21 punti e 13 rimbalzi), mentre dall'altra parte è Julius Randle a centrare la doppia doppia (16 punti e 10 rimbalzi). Chiaro però che per New York, alla terza sconfitta di fila lontano dal Madison Square Garden, serve qualcosa in più per uscire definitivamente dalla crisi.
SACRAMENTO KINGS-CHARLOTTE HORNETS 111-118
Benvenuti nell'incubo dei Kings. Sacramento rimane a quota 0 vittorie in Nba dopo cinque partite, qualcosa che non avveniva dal lontano 1990-91 (all'epoca i ko consecutivi furono sette). Di queste cinque sconfitte, però, non tutte sono state disfatte. Inclusa quella contro Charlotte, che ha la forza di recuperare da un -14 a 15 minuti dalla fine. L'impresa riesce agli Hornets, che vedono il rookie PJ Washington realizzare 23 punti, uno in più di Terrie Rozier. La partita viene però decisa dall'arco, con 16 triple a segno per Charlotte e i Kings che trovano 23 punti con Buddy Hield e 22 con Harrison Barnes. Verrebbe dire che il successo manca per questione di dettagli, ma è un discorso che non può valere quando è quasi novembre e ti ritrovi in un record da 0-5.
BROOKLYN NETS-INDIANA PACERS 108-118
Gli Indiana Pacers si sbloccano e al Barclays Center trovano la prima vittoria stagionale lasciando i soli Kings a quota 0 vittorie nell'intera Nba. E dire che la serata newyorkese era iniziata nel peggiore dei modi, con la defezione di Myles Turner, infortunatosi a una caviglia. Brooklyn prova quindi a scappare grazie ai 28 punti di Kyrie Irving, ma non si rivela sufficiente. Indiana torna infatti a bolla dopo l'intervallo lungo e piazza il decisivo parziale di 30-20, grazie anche a una prestazione ad altissimi livelli di Domantas Sabonis (29 punti e otto rimbalzi). I Pacers si sbloccano e ora cercano di reinserirsi nei giochi a est dove in tante vanno avanti piano. E tra queste ci sono tra l'altro anche gli stessi Nets.