Mattia Furlani ha ricevuto ieri a Roma il Collare d'Oro al merito sportivo 2025, la massima onorificenza dello sport italiano assegnata ogni anno dal CONI, ennesimo riconoscimento di una stagione straordinaria che l'ha visto trionfare in entrambi i campionati del mondo, sia al coperto che all'aperto, consacrandolo attuale icona dell'atletica italiana nel mondo ma anche uno dei principali sportivi italiani in assoluto.
Dopo la premiazione Mattia rispondendo alle domande di qualche giornalista è tornato sul tema delle gare di velocità pura e ha dichiarato come sia sempre stato affascinato in particolare dai 100 metri, ma ha escluso che in futuro possa in qualche modo puntarci, ribadendo come rimarrà sempre e solo un saltatore in lungo salvo considerare di poter fare prove di velocità quale semplice svago in momenti particolari.
Quando si parla di salto in lungo e velocità è inevitabile il paragone con uno dei più grandi atleti di ogni tempo, lo statunitense Carl Lewis, ma il raffronto con il leggendario 'figlio del vento' vincitore di 9 ori olimpici e 8 mondiali sembra esagerato anche per lo straordinario talento del 20enne atleta azzurro, soprattutto per una questione genetica legata alla struttura fisica, in quanto non vi è soltanto uno scontro generazionale tra due interpreti eccellenti del salto in lungo, ma anche un esempio di come caratteristiche fisiche e predisposizioni genetiche possano indirizzare un atleta verso un profilo più specialistico oppure verso una versatilità estrema.
Furlani rappresenta il prototipo del saltatore moderno, esplosivo e tecnico, alto 184 cm con un profilo slanciato, leve lunghe e un peso forma contenuto, che esprime al massimo la componente elastica e l’elevazione, con una struttura che favorisce una rincorsa fluida e una fase di stacco tecnica, oltre che una grande capacità di convertire velocità orizzontale in verticale perché il suo corpo è costruito per generare volo grazie a un basso centro di massa, grande mobilità dell’anca e un rapporto peso/potenza estremamente favorevole.
Lewis invece incarnava un rarissimo esempio, probabilmente unico e irripetibile, di atleta completo, capace di competere ai massimi livelli sia nella velocità pura sia nella disciplina del lungo, con un'altezza leggermente superiore all'azzurro di 188 cm, ma un fisico più massiccio e potente, ottimizzato per sostenere velocità elevate grazie alle spalle larghe, un addome definito, una muscolatura esplosiva ma non eccessivamente ipertrofica che gli consentiva di produrre una straordinaria frequenza di passo, unita a una tecnica di corsa fluida ed economica, fermo restando ovviamente un'altrettanto eccezionale potenza elastica ideale per il salto in lungo con una massa non esagerata da sollevare, ma abbastanza potenza per produrre uno stacco notevolissimo.
Sul piano genetico e fisiologico si possono notare anche altre differenze importanti quali che Furlani mostra caratteristiche tipiche del saltatore puro, quali altissima reattività neuromuscolare, fibre rapide molto sviluppate e una straordinaria coordinazione segmentaria, in sintesi estrema la capacità di trasmettere forza in tempi brevissimi, caratteristica che premia nel salto più che nella velocità pura, dove è fondamentale mantenere la massima potenza per l’intera distanza.
Lewis possedeva invece un perfetto equilibrio tra fibre muscolari veloci e resistenza alla velocità, con una fisiologia che gli permetteva di mantenere un’accelerazione progressiva e di non spegnersi negli ultimi metri, ma anzi di produrre più intensità grazie anche a una tecnica di corsa perfetta grazie alla quale non disperdeva niente, ma ancora una volta va evidenziato come si stia parlando di una leggenda dell'atletica di ogni tempo, quasi certamente il più grande della storia, e in ogni caso vissuto in un'epoca in cui c'era anche meno specializzazione e meno globalizzazione.
Furlani va quindi considerato il perfetto prototipo del saltatore in lungo verticale e tecnico, naturalmente dotato di grandi doti da velocista che devono servirgli unicamente per sfruttare al meglio le sue potenzialità, al fine di raggiungere misure sempre più elevate, ma per puntare a eccellere come adesso fa nel lungo, sulle discipline veloci della corsa, dovrebbe snaturare in qualche modo il suo fisico con il rischio di perdere una parte della straordinaria elasticità che lo contraddistingue, ma nulla va escluso a priori, ricordando come la sua carriera sia iniziata da saltatore in alto e di come lui si sentisse tale sino a tre anni fa, per cui tutto sarà poi da valutare nel prosieguo della sua carriera.