Se anche Roberto Donadoni, uno pacato di natura, ha perso la pazienza, qualcosa che realmente non va ci deve essere. Quel che sta accadendo attorno e dentro il Parma è grottesco: prima l'esclusione dall'Europa League per mancato pagamento delle tasse sotto la guida di Ghirardi. Quindi la cessione a Taci e il passaggio attraverso tre presidenti nel giro di un mesetto. Infine, almeno pare, il nuovo passaggio di mano, questa volta a Giampietro Manenti, imprenditore 45enne quanto meno chiacchierato. Il tutto mentre la nave affonda, i giocatori non sono pagati da otto mesi - per non parlare dei molti che a gennaio hanno cambiato aria -, il club ha forti pendenze con lo Stato per Iva e Irpef e la prossima scadenza, tra una settimana circa, è dietro l'angolo. Entro il 16 febbraio servono almeno 15 milioni per evitare una nuova penalizzazione in classifica e la messa in mora della società da parte dei giocatori. Il che, in altre parole, significa che siamo all'anticamera del fallimento e non c'è un solo indizio che possa portare altrove.
Anche perché la via d'uscita da questa incredibile crisi è affidata, come detto, a Giampietro Manenti, non esattamente la figura più rassicurante del pianeta. Concedendo, pare ovvio, al nuovo arrivato il tempo di esporre il proprio piano di risanamento dei debiti - lunedì? -, non si può non essere legittimamente preoccupati per i precedenti dell'imprenditore lombardo. Eccoli: tentativo di acquisizione della Pigna fallito nel 2013. Nuovo tentativo, sempre fallito, questa volta con il Brescia di Corioni un annetto fa. Perché? Si parla di soldi che non c'erano o, se c'erano, non sono poi venuti fuori. Logico che anche Donadoni cominci a essere preoccupato.
Ma restiamo agli uomini che ci sono dietro questa operazione. Il primo nome spuntato è quello di Fiorenzo Alborghetti, 55enne di Alzano Lombardo, direttore del reparto Risorse Umane delle cartiere Pigna, nonché Chief Executive Officer della RileCart srl. Sarà lui, o sarebbe lui per dirla meglio, l'operativo del nuovo Parma. E' lui che ha parlato con Leonardi ed è lui che ha svelato a Leonardi il nome del nuovo patron. Alborghetti è legato a doppio filo a Manenti. C'era nell'affare Pigna e c'era nella trattativa per il Brescia. La società di cui Manenti è amministratore delegato è la Mapi Group, società di servizi con sede legale in Slovenia (!) e qualche legame, si dice, con la Gazprom. In entrambi i tentavi di acquisizione, l'operazione si è arenata alle porte delle firme. Quando c'era da tirare fuori i soldi, per essere più chiari e crudi. Jannone per la Pigna e Corioni per il Brescia hanno sempre sostenuto di non aver visto un euro. Manenti continua al contrario a sostenere di aver depositato i soldi necessari per chiudere le due trattative da un notaio milanese. Chi avrà detto la verità? Mistero.
Fatto sta che alla fine di un lunghissimo giro, Manenti è arrivato al Parma. Questa volta pare che l'affare con Taci sia stato chiuso anche se i termini della trattativa non si conoscono. Quel che è certo è che anche in questo caso siamo al dentro o fuori, nel senso che servono soldi, tanti, e subito. Il 16 febbraio è adesso. Non si dovrà insoma aspettare molto per capire se la nave Parma potrà riprendere a navigare o se il naufragio di tutta la truppa sarà inevitabile. La pazienza, l'ha detto Donadoni, è finita.