Il Comitato Olimpico Internazionale sta valutando di introdurre, a partire dall'inizio del 2026, il divieto per le atlete transgender di gareggiare nelle competizioni femminili in tutti gli sport. Sebbene il gruppo di lavoro stia ancora discutendo e non sia stata presa una decisione ufficiale, Bbc Sport e Times ritengono probabile l'introduzione di tale divieto.
Il contesto internazionale e la linea Usa -
Questa mossa si inserisce in un contesto globale di crescente restrizione e segue una linea promossa dalla neo presidente del CIO, Kirsty Coventry.
- Stati Uniti: già a febbraio, il presidente americano Donald Trump aveva firmato un ordine esecutivo che vietava alle atlete transgender di competere negli sport femminili. A luglio, il Comitato Olimpico e Paralimpico americano (USOPC) aveva ribadito la posizione: "Difenderemo le atlete e non permetteremo agli uomini di colpire, far male e imbrogliare donne e ragazze. Da oggi, gli sport femminili saranno solo per donne".
- Precedenti federali: diverse federazioni internazionali hanno già adottato regole restrittive. Nel 2020, World Rugby era diventata la prima a dichiarare che le donne transgender non possono competere a livello élite. Nel 2022, la Fina (ora World Aquatics) aveva impedito alle transgender di competere nelle gare femminili d’élite se avessero attraversato qualsiasi fase della pubertà maschile.
Il dibattito è stato acceso da casi come quello di Lia Thomas, campionessa NCAA, e ha portato anche alla creazione di categorie separate, come la categoria "aperta" per le transgender istituita dalla British Triathlon nel 2022.