l'indiscrezione

Il Cio verso il divieto per le atlete transgender nelle gare femminili

Il CIO valuta un divieto per le atlete transgender nelle competizioni femminili (probabile dal 2026). I precedenti di World Rugby e World Aquatics.

di Stefano Fiore

© Getty Images

Il Comitato Olimpico Internazionale sta valutando di introdurre, a partire dall'inizio del 2026, il divieto per le atlete transgender di gareggiare nelle competizioni femminili in tutti gli sport. Sebbene il gruppo di lavoro stia ancora discutendo e non sia stata presa una decisione ufficiale, Bbc Sport e Times ritengono probabile l'introduzione di tale divieto.

Il contesto internazionale e la linea Usa -

 Questa mossa si inserisce in un contesto globale di crescente restrizione e segue una linea promossa dalla neo presidente del CIO, Kirsty Coventry.

  • Stati Uniti: già a febbraio, il presidente americano Donald Trump aveva firmato un ordine esecutivo che vietava alle atlete transgender di competere negli sport femminili. A luglio, il Comitato Olimpico e Paralimpico americano (USOPC) aveva ribadito la posizione: "Difenderemo le atlete e non permetteremo agli uomini di colpire, far male e imbrogliare donne e ragazze. Da oggi, gli sport femminili saranno solo per donne".
  • Precedenti federali: diverse federazioni internazionali hanno già adottato regole restrittive. Nel 2020, World Rugby era diventata la prima a dichiarare che le donne transgender non possono competere a livello élite. Nel 2022, la Fina (ora World Aquatics) aveva impedito alle transgender di competere nelle gare femminili d’élite se avessero attraversato qualsiasi fase della pubertà maschile.

Il dibattito è stato acceso da casi come quello di Lia Thomas, campionessa NCAA, e ha portato anche alla creazione di categorie separate, come la categoria "aperta" per le transgender istituita dalla British Triathlon nel 2022.