La musica dei Goblin, quelli di "Profondo Rosso", il thriller firmato da Dario Argento, descriverebbe bene quello che stanno vivendo i numeri nove rossoneri. Sembra incredibile, ma in campionato l'ultimo gol di un centravanti in una partita vinta dal Milan è proprio di Pippo Inzaghi. Siamo fermi al 13 maggio 2012, quasi tre ani fa, proprio la partita di addio col Novara a San Siro. Da escludere un'anatema di Inzaghi: primo perché ama troppo la squadra del suo cuore, secondo perché sarebbe puro autolesionismo augurarsi di mantenere questo strano primato da allenatore milanista. Eppure il primo erede con il numero 9 sulle spalle, Pato, ha giocato poco e senza senza gol nei pochi mesi prima di essere ceduto al Corinthians.
Nella stagione successiva ci prova Matri a raccogliere il fardello della maglia che è stata di Pippo, ma segna solo una rete inutile perché il Milan è battuto a Parma. Poi Matri passa a Firenze. In estate, con grandi speranze i dirigenti rossoneri ingaggiano Fernando Torres, ma le sue prestazioni sono speso pallide. Dà un segno di vita a Empoli, dove il Milan non va oltre il pareggio. E allora altro cambio per la maglia che è stata di Nordhal, van Basten, Weah e appunto di Inzaghi. Mattia Destro, in un Milan che non facilita certo il compito del primo attaccante, segna due reti, ma contro l'Empoli è pareggio finale, contro la Fiorentina è sconfitta. Mancano dieci giornate alla fine della Serie A e forse l'unica soluzione è che Inzaghi indossi anche solo per una volta la maglia numero 9, perché, come diceva Ancelotti, non era lui che cercava il gol, ma era il gol a cercare lui.