Siamo alla stretta finale: il Milan potrebbe - il condizionale è d’obbligo - vestire all’orientale, alla cinese o alla thailandese. Molto più di semplici illazioni, di voci. I tempi sembrerebbero maturi. Ma c’è una novità di queste ultime ore. Silvio Berlusconi sta seriamente meditando di fare un passo indietro, non essendo più così sicuro che quella di cedere il club a uno degli attuali pretendenti orientali sia la mossa giusta.
Il dubbio è legittimo. Berlusconi vuole verificare, controllare e ancora verificare l’affidabilità dei possibili acquirenti, prima di privarsi della creatura che da circa 30 anni ne accompagna l’esistenza. L’esempio di ciò che sta accadendo all’Inter passata sotto l’egida di Thohir non è sicuramente incoraggiante. Solo la cosiddetta proposta indecente, anzi super-indecente, potrebbe indurlo a rifare un passo in avanti.
Argomenti questi che sono stati trattati a Villa Certosa, dove Berlusconi sta trascorrendo un periodo di vacanza e dove nei giorni scorsi era stato raggiunto dalla figlia Marina. Il presidente medita mentre in Oriente c’è bagarre. È scontro tra il thailandese Bee Taechaubol, il broker che punta ad acquisire in tempi brevi una fetta consistente del club rossonero, e la cordata rappresentata da Mr Lee e composta da 5 società, per l’esattezza quattro cinesi e una thailandese. Unite per reperire quel miliardo di euro che potrebbe far vacillare Silvio Berlusconi attraverso un 50 per cento messo sul piatto da un consorzio composto dalle società stesse, mentre l’altra metà verrebbe reperita tramite crowfunding, una forma di azionariato popolare.
Operazione non semplice che ha indotto Berlusconi alla classica pausa di riflessione. E alla probabile decisione che il Milan debba continuare ad essere il suo Milan, magari con l'appoggio di un socio forte di minoranza. Ma comunque sempre suo. A fine campionato l'ultima parola.