Juve, è Agnelli il vero top player

Polso fermo e umiltà: ecco come Andrea ha raccolto l'eredità di Gianni e Umberto

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Melbourne, Gran Premio d’Australia. Andrea Agnelli è dirigente della Philip Morris, nel reparto gestito da Maurizio Arrivabene. Sta parlando con un giornalista, all’improvviso interrompe la conversazione scusandosi con l’interlocutore. Lo fa per raccogliere un bicchiere di plastica buttato per terra da un maleducato e gettarlo nel cesto dell’immondizia. Un gesto di pochi secondi, solo apparentemente banale, che aiuta comunque a descrivere l’unico erede maschio della dinastia a portare il cognome Agnelli.

In Formula 1 Agnelli ha lavorato per cinque stagioni mantenendo un profilo basso, dando la sensazione che cercasse di imparare qualcosa di utile per il futuro nel confronto quotidiano da ognuno dei suoi interlocutori. Dopo la scomparsa di papà Andrea Agnelli si è ritrovato lassù, a gestire la squadra più impegnativa, quella con i tifosi più abituati a vincere. Andrea ha realizzato quasi subito il sogno del padre Umberto, Lo stadio di proprietà per la Juventus. Poi si è circondato di amici – come il responsabile del marketing Francesco Calvo - e di uomini fidati per costruzione di quello che oggi è un successo fuori media. Un cammino che Agnelli ha compiuto senza compromessi. Ha saputo rinunciare a una bandiera come Alex De Piero e più recentemente non ha ceduto alle richieste di Antonio Conte chiudendo il rapporto nel giro di una notte. Poi ha deciso di puntare su Massimiliano Allegri, nonostante le prevedibili critiche della curva. Altra scommessa vinta da questo signore che si sta avvicinando ai quarant’anni coltivando l’amore per il calcio e per il golf.

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