Secondo "La Repubblica", nelle carte dell'Fbi ci sarebbero anche gli affari di Philippe Blatter, il nipote del presidente della Fifa. Gli investigatori Usa sospettano che ci sia un nesso di causa ed effetto tra il successo imprenditoriale del nipote, che si occupa di eventi sportivi e relativi diritti, ospitalità e marketing, sponsor e produzione per i media, e il ruolo istituzionale dello zio. L'indagine parallela della magistratura svizzera potrebbe arrivare al nipote.
Secondo quanto riportato da La Repubblica, tutto è cominciato nel 2001 con il fallimento della Isl, società svizzera leader del marketing sportivo che aveva i diritti dei mondiali di calcio del 2002 e del 2006, partner storico di Cio e Fifa, con una certa inclinazione a pagare tangenti alla Fifa e distrarre fondi.
Secondo l'Fbi, a distanza di anni, il "sistema Isl" sarebbe stato replicato e il suo fallimento sarebbe stato l'inizio della fortuna di Infront. Lo spazio lasciato libero dalla Isl è riempito dal gruppo tedesco Kirchmedia e dalla sua controllata, Kirchsport. Di lì a poco, questa seconda società viene rifondata col nome di Infront. A guidarla, dal 2005, c’è il giovane Philippe Blatter, nipote di Sepp. In una decina di anni Infront si è presa una buona fetta del calcio mondiale. Ma la magistratura svizzera, con un’indagine parallela a quella dell’Fbi sull’assegnazione dei mondiali 2018 e 2022 a Russia e Qatar, sembra destinata a incocciare la società del nipote di Blatter.
Anche perché Infront dal 2013 ha messo in piedi la joint venture AspireInfront con la Aspire Katara Investment, con sede a Doha, dello sceicco Mohammad bin Abdulrahman Al-Thani. Lo scopo è la gestione di eventi sportivi e relativi diritti, l’ospitalità, la produzione per i media, il marketing, gli sponsor. Un pacchetto milionario che prevede anche la gestione dei biglietti. L’Fbi ha parlato apertamente di "traffico illecito", incrociando in pieno l’inchiesta del magistrato di Rio de Janeiro Marcos Kac, il quale ha svelato il mercato nero dei biglietti delle partite dei mondiali del 2014. Per questo ha chiesto le carte dell’Fbi. "È coinvolto un pesce grosso della Fifa, che vive in Svizzera", aveva detto un anno fa. La sua indagine ruota attorno a Match Services e Hospitality, l’agenzia che si occupa per la Fifa degli alloggi e del ticketing, partecipata da Infront al 5 per cento. Un business da 90 milioni di dollari a mondiale.
"Sono ragionevolmente sicuro che ci sarà un altro giro di incriminazioni" nell'ambito delle indagini sulla corruzione nella Fifa. Lo ha detto il capo dell'Irs, l'agenzia del fisco Usa, Richard Weber, che ha anche sottolineato, riferisce il New York Times, come nel corso delle indagini "una cosa ha portato ad un'altra, che poi ha portato ad un'altra ancora e ad un'altra". Weber ha anche affermato di non credere che ci sia mai stata una decisione di indagare il calcio, "noi volevamo perseguire la corruzione". "Il caso è iniziato come una questione di tasse contro l'alto dirigente del calcio Usa Chuck Blzer", ha detto ancora Weber, aggiungendo che ora "il nostro coinvolgimento non riguarda più solo l'aspetto delle tasse". "Quando veniamo coinvolti in un caso di corruzione internazionale come questo, noi utilizziamo il nostro expertise finanziario per seguire i soldi".