IL LIBRO

Al di là delle imprese e dei numeri: Marco Confortola e il silenzio dei giganti

Un viaggio per immagini (ma non solo) sulle montagne più alte del pianeta con l'alpinista valtellinese

di Stefano Gatti

© Mondadori Ufficio Stampa

"Al di là delle imprese e dei numeri, resta il sogno di esplorare la montagna come luogo dell'anima: un orizzonte interiore che continua a chiamare. Vetta dopo vetta. Passo dopo passo".

Sarebbe sufficiente fermarsi al risvolto interno della copertina de "Il silenzio dei giganti-Racconti e incontri sugli ottomila" (Mondadori Electa) per cogliere la sostanza e il senso dell'ultimo libro che Marco Confortola dedica alle montagne: quelle più alte del pianeta ma anche - il richiamo è continuo e pieno di affetto - quelle della sua Valfurva (Alta Valtellina).

Invece no.

Il forte invito da parte di Marco (e di rimando il nostro) è quello di inoltrarsi lungo le duecentocinquantadue pagine e soprattutto... sul sentiero: passo dopo passo, fino alla vetta. Le soddisfazioni non mancheranno. "Il silenzio dei giganti" è un libro fotografico che vi porta al campo base e poi via via - un campo alto dopo l'altro - fino alla vetta dei quattordici ottomila del pianeta. Sono prima di tutto loro (ma non solo loro, come vedremo) i giganti del titolo, il silenzio e il "rapimento" che ne deriva è l'esperienza che Marco (professionista della montagna, Guida Alpina, maestro di sci ed elisoccorritore nella vita di tutti i giorni) richiama più volte come elemento identitario di una delle regioni più isolate e - nonostante tutto - selvagge della Terra.

© Marco Confortola Ufficio Stampa

Di ciascuno dei giganti Marco fornisce (in ordine di altezza dall'Everest allo Shisha Pangma) una scheda di presentazione e una sintesi della storia alpinistica, completata dalla sua personale sui singoli ottomila. Ventuno anni di scalate che il nostro rivive per momenti forti. Dalla prima (l'Everest) alla più recente: il Gasherbrum I, salito nel cuore della scorsa estate, a completamento di una corona che - come è ormai noto - non è del tutto priva di spine. Tra la massima elevazione del pianeta (raggiunta nel 2004 per il versante nord, quello tibetano, il più impegnativo) e l’undicesima - il Gasherbrum I/Hidden Peak, appunto - una vicenda personale e sportiva di primissimo piano, alla quale non mancano pagine di sacrificio, come la tragedia del 2008 sul K2 che costò la vita a undici alpinisti e a Marco - in discesa dalla vetta e dopo una notte ad 8400 metri senza tenda - gravi congelamenti che portarono all’amputazione di tutte le dita di entrambi i piedi.

© Mondadori Ufficio Stampa

Le schede dei quattordici ottomila sono alternate alla descrizione dei vari momenti di una spedizione sulle montagne di Himalaya e Karakorum: preparazione, avvicinamento, vita al campo base, azione in parete e ai campi alti, fino alla realizzazione del sogno. Viaggiando tra le pagine insieme a Marco e alle splendide immagini che le illustrano (suggestiva quella... seppiata di copertina che fa tanto "Duca degli Abruzzi") ci si rende conto di come - ma l'indizio era già nel sottotitolo del libro - i giganti del titolo non siano solo le montagne ma anche gli uomini che le hanno salite da ormai più di settant'anni a questa parte (e che continuano a farlo) e poi ancora le popolazioni che vivono alla loro base e solo recentemente (anche grazie al lavoro di alpinisti consapevoli come Marco) stanno vedendo riconosciuta la loro opera oscura e il loro contributo, fino ad iniziare ad essere loro stessi primattori sulle montagne "di casa". 

Il "Silenzio dei giganti" non tace l'epilogo in qualche modo amaro della collezione degli ottomila di Marco, che riprende le polemiche che per qualche settimana la scorsa estate (e appena tornate d'attualità) hanno parzialmente oscurato una grande soddisfazione personale, propria di pochi, anzi pochissimi. Marco ne prende spunto e le rielabora, per chiudere i conti con un vero e proprio manifesto della sua poetica alpina e alpinistica, tornando in buona sostanza al pensiero dal quale siamo partiti: imprese e numeri cedono il passo al valore dell'esplorazione e alla dimensione del sogno che continua a vivere. Il viaggio è valso la fatica, il silenzio ha parlato

© Marco Confortola Ufficio Stampa