Un tempo solo. E' quanto è bastato a Messi per vincere la sfida nella sfida contro Tevez nella finale di Champions. Senza strafare, la Pulce ha trascinato il Barça verso il Triplete, relegando il connazionale al triste ruolo di spettatore. Il verdetto dell'Olympiastadion è duro per l'Apache, che a Berlino è il flop della serata: mentre Messi tocca 106 palloni ed è sempre nel vivo del gioco, Tevez arranca e si ferma a 36.
Ma la differenza tra Messi e Tevez, ammesso che servisse la gara di Berlino per capirlo, non è solo nei numeri. E' proprio sul peso delle giocate che si nota in maniera evidente la distanza tra i due argentini. Ogni volta che la Pulce tocca palla, succede qualcosa di imprevedibile. Dal suo taglio per Neymar nasce il primo gol, da una sua accelerata e un suo tiro il raddoppio di Suarez che strappa il match. Leo è sempre nel vivo della manovra. Si fa trovare smarcato, punta tutti, si abbassa quando serve e sbaglia pochissimo in fase di appoggio. Per fermarlo a nulla servono i raddoppi. Ha sempre l'idea giusta per liberare un compagno o inventare qualcosa. Su 69 passaggi fatti, Messi sbaglia solo otto volte. Un'inezia.
Della prestazione di Tevez, invece, non restano grandi ricordi. Tira quattro volte verso la porta del Barcellona e da una sua girata nasce il momentaneo pareggio di Morata. Ma è tutto qui. Nulla più. L'Apache non fa la differenza, fatica a dialogare con il centrocampo e non riesce a giocare in profondità, sbattendo contro il muro blaugrana. I suoi inserimenti non fanno male a Pique & Co. e la Juve perde di incisività lì davanti. Leo vince nettamente il duello argentino di Champions. Mentre Messi alza al cielo la sua quarta Champions League, per Tevez a Berlino è una serata buia. Forse l'ultima con la maglia bianconera.