A poche settimane dalla fine del campionato quale sarà il destino del Parma non è ancora chiaro. Le aste deserte non aiutano ad ipotizzare un futuro roseo, ma dalle parti di Collecchio qualcuno che crede alla Serie B c'è. La città però si sta preparando anche alla peggiore delle ipotesi, la Serie D, con l'azionariato popolare "Il Parma siamo noi". L'obiettivo è una quota di minoranza del club: "Abbiamo i soldi per ritornare tra i professionisti".
La speranza di un salvataggio in extremis è flebile, ma presente. Alessandro Melli, per esempio, alla festa dei Boys 1977 ha parlato di un vento nuovo sul centro sportivo gialloblù. Il termine è fissato per il 9 giugno, giorno dell'ultima asta fallimentare, ma se l'ottimismo serpeggia tra i tifosi, la città è pronta anche ad affrontare il destino con la "d" maiuscola, quella della lega Dilettanti.
I tifosi, infatti, hanno chiesto di essere protagonisti nelle scelte future della società a prescindere dalla categoria e in seguito alla dichiarazione di fallimento del marzo scorso è sorta la proposta di azionariato popolare "Il Parma siamo noi". L'obiettivo dell'associazione senza scopo di lucro è entrare con una quota di minoranza nel Parma Calcio: "Abbiamo i soldi per garantire che il club possa andare avanti - ha dichiarato Paolo Piva, l'avvocato che coordina gli imprenditori locali interessati -. Ma anche per riportarlo tra i professionisti nel giro di poco tempo".