"Chievo, delitto perfetto". Dalla favola che ha sfidato la geografia del calcio - promozione in Serie B nel 1994 e nel 2002 l'arrivo in Serie A - al fallimento nel 2022 che l'ha cancellata dai campionati professionistici. A distanza di anni torna a parlare Luca Campedelli, la guida del club per quasi trent'anni, da quando si ritrovò presidente appena ventitreenne di una realtà destinata a diventare un modello di gestione e di identità. "Per il Chievo ho pensato al suicidio", ha ammesso durante la presentazione a Verona del libro, dal titolo appunto "Chievo, delitto perfetto", che ricostruisce l'ascesa, i successi inattesi, gli anni della Serie A e della Champions League sfiorata ma ripercorre anche il crollo improvviso. Con la sensazione di essere stati lasciati soli. Una solitudine che Campedelli rivendica con voce ferma: "Era facile fare fuori perché faceva calcio per il calcio - racconta al Corriere della Sera - Non c'erano altri interessi dietro, né politici né economici". E ancora: "Volevo raccontare la mia verità, che non è quella che vi hanno detto. Non mi interessava riaprire ferite ma non potevo più lasciare che altri definissero ciò che è stato il Chievo. Oggi la rinascita e la Serie D, con l'ex Sergio Pellissier come presidente onorario. "Siamo diue caratteri forti ma non chiudo mai le porte. Se domani mi dicessero che c'è il Chievo e serve un magazziniere, io andrei anche a piedi".
IL LIBRO
Dalla favola all'inferno, Campedelli racconta il suo Chievo: "Ho pensato al suicidio, farci fuori è stato facile"
L'ex presidente ricostruisce l'ascesa e il crollo improvviso del club: "Se serve un magazziniere vado anche a piedi"
© ipp
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