L'incidente

Formula E, volo choc a San Paolo: l’Halo salva la vita a Pepe Martì

Il rookie catalano decolla dopo un tamponamento: la vettura si capovolge e ricade sull’arco di titanio. Come un anno fa con Wehrlein, il dispositivo di sicurezza si conferma decisivo.

di Massimiliano Cocchi

Due giri alla fine del primo E-Prix della stagione, Dennis (Andretti) è in testa davanti a Rowland (Nissan) e Cassidy (con la debuttante Citroën) - la gara finirà così - ma l'episodio che resterà di questa gara di San Paolo deve ancora avvenire. 
Evans finisce contro le barriere, il direttore di gara "chiama" la full course yellow - bandiera gialla in tutta la pista - significa che alla fine del countdown devono procedere a 60km/h. Da Costa forse rallenta più rapidamente degli altri, Muller scarta verso sinistra per evitarlo, alle loro spalle arriva Pepe Marti, 20enne catalano al debutto in Formula E. Lo spagnolo è decisamente troppo veloce, la sua Kiro Cupra, tampona entrambi e decolla. L'auto si cappotta e ricade a testa in giù, proprio sull'halo, il dispositivo in titanio che protegge la testa dei piloti. 

© Ufficio Stampa

Un dispositivo che torna ancora una volta al centro della scena, quasi seguendo un destino già scritto. Proprio qui, a San Paolo, dodici mesi fa aveva protetto Wehrlein in un impatto violentissimo, regalando un finale che, miracolosamente, non aveva lasciato strascichi. Stesso circuito, stessa dinamica da brivido, stessa conclusione: nessun danno per il pilota che esce illeso. Anche stavolta, l'aureola di titanio che avvolge l’abitacolo ha fatto ciò per cui è stato creato: scudo e salvezza,  essere decisivo. Una tecnologia che aveva diviso  nelle forme, ma che nei fatti continua a parlare chiaro: oggi Pepe Marti può raccontarlo. 

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