Cosa c'è di vero nel presunto malumore di Max Verstappen a proposito dell'uscita di scena di Helmut Marko, o meglio della sua fuoriuscita dalla Red Bull? Poco, per non dire nulla. È vero: l'ormai ex potentissimo superconsulente austriaco è stato funzionale al lancio della carriera del quattro volte campione del mondo olandese se c'è qualcosa in grado di minacciare - a medio termine - il sodalizio tra Max e i "Tori"... beh questo è "first and foreemost" la competitività della monoposto che il team di Milton Keynes affiderà dal 2026 in avanti al suo campione. Mille volte più del "taglio" dell'ottantadueenne Marko, a bruciare a Verstappen è in queste ore la mancata conquista del quinto titolo lo scorso fine settimana ad Abu Dhabi, al capolinea di una straordinaria rimonta della quale Verstappen può attribuirsi i maggiori meriti.
© Getty Images
A Yas Marina l'olandese ha perso una chiarissima chance di completare la sua "manita" di titoli consecutivi, gli ultimi quattro conquistati con il regolamento tecnico wing car andato in soffitta pochi giorni fa. Il futuro immediato (non solo per RB, si capisce) è tutto da scoprire ma se - due nomi si tutti - Mercedes e Ferrari lo vedono per forze di cose promettente, per Red Bull (e in parte McLaren) il rischio è quello di perdere la posizione dominante. E questo può cambiare tutto. Il team di Milton Keynes in particolare inaugura la partnership con Ford, realizzando la nuova power unit nel proprio reparto Powertrains che nelle ultime stagioni aveva lavorato su quella Honda, Casa che aveva ufficialmente abbandonato la Formula Uno quattro anni fa: una sorta di "ponte" tra la Casa automobilistica giapponese e quella statunitense. E se la nuova partnership non consentisse a Verstappen di lottare per il titolo nel 2026? Uno scenario possibile su tutti: il passaggio di Max alla Aston Martin (al posto di... Fernando Alonso), dove il nostro ritroverebbe Adrian Newey e la Honda stessa che si riaffaccia l'anno prossimo in Formula Uno con il team basato a Silverstone. Perché la rincorsa ai sette titoli di Michael Schumacher e di Lewis Hamilton non ammette altri passi falsi.