L'ANALISI

Juventus, tre punti per guarire dal mal di trasferta: Spalletti si rilancia mentre studia la rivoluzione

Il tecnico bianconero ha nel mirino il 4-2-3-1, ma intanto conquista la quinta vittoria nelle ultime sei e avvicina l'Europa che conta

di Daniele Pezzini

La Juventus torna da Bologna con tre punti fondamentali per la classifica e per lo spirito. Perché ottenuti in uno scontro diretto, perché conquistati in trasferta (è solo la terza vittoria stagionale fuori dalle mura amiche), perché essenziali per rilanciare le ambizioni di una squadra che, mentre attende la rivoluzione spallettiana, ha dannatamente bisogno di procurarsi l'ossigeno su cui costruirla.

Il tecnico bianconero lo aveva chiarito nella conferenza stampa della vigilia: il suo obiettivo è quello di passare alla difesa a quattro puntando su un 4-2-3-1 o 4-3-3, abbandonando la disposizione adottata da Tudor e da lui prudentemente mantenuta da quando è subentrato. Serve tempo e servono gli uomini giusti. Il ritorno in campo di Bremer (20 minuti circa al Dall'Ara) rappresenta senza dubbio il primo passo da quel punto di vista. Serve però anche una certa dose di tranquillità, perché un conto è lavorare su una squadra in preda al panico, un altro è farlo con un gruppo rinfrancato almeno dai risultati.

Ecco, proprio quelli ora stanno cominciando ad arrivare: cinque vittorie nelle ultime sei tra campionato, Champions e Coppa Italia. La caduta di Napoli è stata pesante, ma non è stata una disfatta ed è stata archiviata in fretta. La squadra comincia a intravedere nuovamente il quarto posto e tutto ciò non può che far affrontare l'imminente rivoluzione con maggiore tranquillità. Difficile che venga scatenata già contro la Roma, più semplice forse vedere qualcosa nella trasferta di Pisa dopo Natale, se non direttamente nell'anno nuovo (il 3 gennaio c'è Juve-Lecce).

Certo, a livello individuale sono ancora parecchie le grane: le prestazioni di David continuano a essere estremamente discontinue e quella di Bologna è stata particolarmente sconfortante; i centrocampisti devono necessariamente alzare la qualità delle giocate e Cambiaso ha bisogno di maggiore inquadramento tattico. La difesa però sta crescendo, Kalulu e Kelly in particolare hanno offerto una prova di alto livello ed entrambi si candidano a essere pedine insostituibili anche col nuovo modulo (col francese dirottato a destra). Yildiz, anche quando non brilla, ha sempre la giocata decisiva nella manica e Conceiçao può esaltarsi ancora di più da esterno offensivo puro.

Insomma le basi emotive e quelle tecniche cominciano a esserci. Il resto dovrà farlo il lavoro dell'allenatore e la voglia di applicarsi dei suoi ragazzi, consapevoli che l'obiettivo ultimo non è chiaramente il modulo in sé, ma gioco e risultati che riportino la Juve a lottare lassù, dove le compete.