L'ANALISI

La svolta di Conte passa da Neres e Hojlund: Supercoppa manifesto del nuovo Napoli

Il Napoli vince la Supercoppa e trova certezze: Neres protagonista, Højlund in crescita e la mano di Conte decisiva dopo la sosta

di Max Cristina

La Supercoppa vinta contro il Bologna non è solo un trofeo da aggiungere in bacheca: è il punto di sintesi del nuovo Napoli di Antonio Conte, una squadra che ha trovato continuità, certezze tattiche e nuovi protagonisti. Il 2-0 maturato nella finale è il riflesso di un percorso più ampio, che racconta una crescita evidente nel rendimento individuale e collettivo, con David Neres e Rasmus Højlund sempre più centrali nel progetto tecnico azzurro.

Se c’è un volto che sintetizza meglio di altri la trasformazione del Napoli, è quello di David Neres. Alla seconda stagione in maglia azzurra, il brasiliano sembra finalmente aver trovato quella continuità che era mancata nei primi mesi, quando appariva spesso fuori contesto rispetto ai principi di gioco di Conte.

Nella finale di Supercoppa contro il Bologna, Neres è stato semplicemente decisivo: non solo per i gol, ma per la sensazione costante di pericolosità. Oggi è un giocatore pienamente inserito nel sistema, capace di interpretare più ruoli offensivi, attaccare la profondità, muoversi tra le linee e incidere anche senza palla. La sua crescita non è solo tecnica, ma soprattutto mentale: Neres gioca con fiducia, prende responsabilità e dà continuità alle prestazioni, qualità che lo rendono una pedina fondamentale nel Napoli attuale.

Accanto a lui, sta emergendo con forza anche Rasmus Højlund, il cui contributo va oltre il semplice dato realizzativo. Il centravanti danese è diventato un riferimento costante per l’attacco del Napoli: lavora per la squadra, attacca gli spazi, porta via uomini e crea le condizioni ideali per l’inserimento degli esterni. La Supercoppa ha confermato la sua crescita nel rendimento e nella comprensione del gioco richiesto da Conte. Højlund appare più lucido nelle scelte, più efficace nel gioco spalle alla porta e sempre più coinvolto nella manovra offensiva. La sua presenza consente al Napoli di essere più verticale e imprevedibile, dando equilibrio a un reparto che ora funziona in maniera corale.

Dietro questa evoluzione c’è, in modo evidente, il lavoro di Antonio Conte. La svolta del Napoli passa anche da una gestione forte, quasi radicale, durante l’ultima sosta, vissuta come una sorta di “esilio” dal rumore esterno e dai problemi interni. Un periodo che ha permesso al tecnico di ricompattare il gruppo, chiarire gerarchie e ridefinire compiti e responsabilità.

Dal punto di vista tattico, il Napoli è oggi più ordinato, più corto e più coerente nelle due fasi. Ma è soprattutto sul piano psicologico che Conte ha inciso: ha restituito fiducia a giocatori che sembravano marginali, come Neres, e ha responsabilizzato elementi chiave come Højlund. Il risultato è una squadra che gioca con convinzione, sa soffrire e colpisce nei momenti decisivi.

In questo la Supercoppa non mente, anzi, racconta un Napoli che ora sa chi è e dove vuole andare. E, soprattutto, una squadra che ha imparato a credere nel proprio percorso.