Adesso in casa Juventus sono preoccupati. Se i segnali negativi delle prime due partite erano stati vissuti come momentanei, dettati dai tanti nuovi acquisti e dalle difficoltà di inizio stagione, la preoccupante presazione contro il Chievo è il famoso terzo indizio che fa una prova. Un punto in 3 partite di campionato, non accadeva dal 1962, la Roma a +6, nessuna idea di gioco, attacco a secco: i problemi sono tanti e la Champions è dietro l'angolo.
Lo stile Allegri non cambia neanche nelle giornate grigie e infatti il tecnico bianconero, dopo la partita, non si è scomposto: "E' un momento difficile, passerà. Restiamo ottimisti, però non parliamo di scudetto per un po'...". Esattamente le parole che Agnelli e Marotta non avrebbero mai voluto sentire.
E allora c'è da lavorare sulla squadra, che anche sabato è sembrata lunghissima con il centrocampo incapace di fare da collante tra i reparti oltre che senza idee. Il risultato è che le punte, comunque insufficienti, hanno pochi palloni da giocare: e se da Morata ci si aspetta la giocata, Mandzukic diventa quasi inutile se non viene supportato. Sperando che Marchisio recuperi in fretta, è Pogba a dover dare altre risposte: non è il numero di maglia a creare aspettative, ma l'investitura che tutto l'ambiente gli ha dato.
Nessuno scorda che salutando Pirlo, Vidal e Tevez si sia persa la spina dorsale di una squadra finalista di Champions, ma i vivaci ingressi di Dybala, Cuadrado e Alex Sandro (meno Hernanes, che si è visto a tratti) dimostrano che il materiale per lavorare c'è. Quello che manca è la pazienza, tanto che Buffon al 45' del match col Chievo è dovuto andare a chiedere ai tifosi di non fischiare. Solo che già martedì si andrà in casa del City e servirà ben altro atteggiamento, chissà che proprio l'aria europea non possa dare una mano ai bianconeri: dalla Champions alla Champions, Allegri riuscirà a ritrovare la sua Juve?