Leggendo quanto ha dichiarato ieri Paul Pogba, ovvero che “il dieci” è soltanto un numero, sorge spontanea una reazione. E cioè che i calciatori dovrebbero evitare di dire stupidaggini. Come quando, parecchi anni fa , Ruud Gullit, arrivato nella sede di Via Turati disse di non conoscere quel giocatore con tanto di fascia al braccio che campeggiava in una gigantografia: era Gianni Rivera. Gullit avrebbe poi spiegato che quella era stata soltanto una battuta e che lui sapeva tutto del Golden Boy del calcio italiano. Ma la sua stupidaggine non venne comunque cancellata.
Ora se Paul Pogba afferma che il “dieci” è un numero come tanti altri, dice ciò che non dovrebbe dire, lui che è cresciuto in un paese divenuto calcisticamente grande all’ombra del mito di Michel Platini, uno dei piu grandi numeri dieci che la storia del pallone ricordi, e che indusse nei primi anni ottanta la nostra televisione nazionale a confezionargli su misura una rubrica, “NUMERO DIECI” ,alla quale partecipava settimanalmente come ospite fisso. In Argentina qualche anno più tardi avrebbero prodotto “La noche del diez”, una trasmissione ovviamente dedicata a Diego Maradona, l’altro fenomeno contrassegnato da quella maglia numero dieci, che il Napoli avrebbe poi tolto dalla circolazione in segno di riconoscenza verso il più grande campione mai apparso sul green del San Paolo.
Il “dieci” è il “dieci”.Un marchio magico che contraddistingue i campioni con il classico tocco in più, quelli che amano accarezzare la palla, amarla, come fanno i bambini con il regalo più bello. Sivori era stato il primo il primo in Italia ad esaltare reale significato di quel numero, di quella maglia, con i suoi colpi vellutati, con i tunnel irridenti, con quel sinistro pieno di estro. Era la risposta argentina al brasiliani “O rey” Pelè, il migliore , in senso assoluto. E poi Gianni Rivera, il “bambino d’oro” le cui giocate geniali, arrivavano sempre un attimo prima di quanto potesse pensare la mente degli umani. E ancora: Giancarlo Antognoni, stilisticamente “la grande bellezza” del calcio italiano, tra gli anni Settanta e Ottanta. E con lui , a quei tempi, Evaristo Beccalossi, geniaccio nell’Inter berselliniana.
E Roby Baggio, dove lo mettiamo? Il Divin Codino aveva indossato in bianconero la maglia che era stata di Omar Sivori a pieno titolo, senza che nessuno potesse obiettare sulla legittimità della decisione societaria di responsabilizzarlo in quella maniera. Operazione che la Juventus avrebbe provveduto a replicare con Alex Del Piero, costringendo Zidane, altro potenziale “dieci”, ad adattarsi ad indossarlo solo con la nazionale francese... E Zico? E Suarez, Rui Costa,Savicevic, Mancini, Zola, Totti e un certo Lionel Messi?
Beh fermiamoci qui. Il “dieci” non è solo un numero, caro Pogba. E’ il marchio di fabbrica dei campioni, dei grandi campioni. Con l’augurio che ti serva da stimolo per non accontentarti di entrare soltanto nei 23 del Pallone d’oro.