Questione di stile. Materiale utile anche quando si tratta di sport, calcio nella fattispecie. L’ultima caduta, nel senso dello stile, arriva da Roma. Francesco Totti cacciato dal ritiro, dopo la mezza promessa di poter ritrovare il suo nome stampato sulla distinta dell’11 titolare. Un epilogo che evoca il celebre titolo di Osvaldo Soriano, “Triste solitario y final”. Roba che Francesco Totti, ultima bandiera del calcio italiano, non meritava.
L’intervista sfogo rilasciata alla RAI ha rappresentato l’ultimo rilancio, una provocazione verbale dentro una partita che il capitano considerava già persa. Ai margini era già stato messo da tempo, oggi gli tocca anche l’allontanamento dalla squadra.
Un totem ingombrante Francesco Totti, inserito in uno scenario che lascia ormai poco al sentimento e ai ricordi di una carriera unica. Per correttezza sarebbe bastato dirgli con chiarezza che la sua avventura in giallorosso era arrivata ai titoli di coda, senza arrivare a questa situazione che è più imbarazzante per la squadra che per il giocatore.
Stile che è stato clamorosamente smarrito anche nella capitale della moda. La Milano nerazzurra ha celebrato, con una buona dose di isteria, la visita di Mourinho, senza considerare minimamente il momento critico attraversato da chi oggi sta allenando l’Inter. L’uomo del “triplete” a confronto con Roberto Mancini, senza considerare che quella squadra lì a Mourinho fu consegnata proprio dal Mancio con lo scudetto cucito sulla maglia. Insomma l’eleganza è un’altra cosa.