Panama Papers, Messi si difende

La Pulce: "Firmo quello che dice mio padre di firmare, non guardo né mi concentro né chiedo"

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E' Leo Messi il nome di spicco del mondo del calcio presente nei Panama Papers, milioni di documenti che accusano leader mondiali, funzionari d'intelligence, criminali e anche club e personaggi del mondo dello sport di aver dirottato una gigantesca massa di denaro verso i paradisi fiscali. "Io non guardo quello che firmo. Firmo quello che dice mio padre di firmare, non guardo né mi concentro né chiedo" si è difeso l'asso del Barcellona.

Secondo l'Irish Times, nei documenti ci sarebbero i nomi di almeno una ventina di grandi calciatori del passato e del presente appartenenti a top club del calibro di Barcellona, Manchester United e Real Madrid. Oltre a Messi, compare il nome delll'ex interista Ivan Zamorano e del presidente (sospeso) dell'Uefa ed ex campione della Juventus Michel Platini. Ma nei files risulterebbero anche i nomi di proprietari attuali o del passato di almeno 20 grandi club di calcio, fra cui Inter, Boca Juniors e Real Sociedad.
Il nome di Messi viene collegato ad una società con sede a Panama denominata Mega Star Enterprises Inc. e creata nel 2012 - apparentemente per sottrarre capitali al fisco - da Mossack Fonseca. Per quanto riguarda Platini , secondo Le Monde, fece aprire una società offshore circa un anno dopo la sua elezione ai vertici del calcio europeo e chiese agli avvocati della Mossack Fonseca di amministrare la Balney Enterprises Corp., nata a Panama il 27 dicembre 2007. Il quotidiano francese non ha avuto risposta alle domande poste a Platini sulle finalità di questa società, ma attraverso un suo portavoce ha fatto sapere che "i suoi affari sono assolutamente legali". Tra gli sportivi anche l'ex calciatore della Roma e della nazionale argentina Gabriel Heinze , il golfista Nick Faldo e l'ex pilota di F1 Jarno Trulli . C'è anche l'ex presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo .

Nel pomeriggio di lunedì, la famiglia di Messi ha emesso un comunicato per commentare la vicenda.

"Dopo la notizia data dai vari media riguardo la presunta struttura societaria accostata a Lionel Messi sulla presunta frode fiscale, la famiglia del giocatore vuole mettere in chiaro che il giocatore argentino non ha avuto a che fare con gli atti contestati, sono accuse false e calunniose che hanno disegnato una trama di evasione fiscale e persino riciclaggio di denaro".

"La società panamense a cui si fa riferimento è una società totalmente inattiva, che non ha mai avuto fondi o conti correnti aperti e che deriva dalla vecchia struttura aziendale progettata da consulenti fiscali prima che la famiglia Messi, le cui conseguenze fiscali sono state regolarizzate al momento, aveva dichiarato tutti gli incassi derivati dai propri diritti di immagine maturati all'Agenzia delle entrate".

"In definitiva, i fatti di informazione si basano su semplici congetture e sono basati su documentazione parziale, riportate sfruttando la reputazione del giocatore. E' particolarmente grave, perché si tratta di attribuire pesanti reati come la frode fiscale ed il riciclaggio di denaro, arrecando un danno irreparabile a Lionel Messi. In virtù di tutto ciò, la famiglia Messi ha incaricato i suoi attuali professionisti per analizzare la possibile presentazione di azioni legali contro i media che hanno diffuso questa notizia".

Panama Papers è il nuovo scandalo tra paradisi ed evasione che coinvolge politici, imprenditori, miliardari, sportivi e società in tutto il mondo, venuto a galla grazie ai giornalisti d’inchiesta dell’Icij (International Consortium of Investigative Journalists), in collaborazione con la testata tedesca Suddeutsche Zeitung ed altre 100 testate di 80 Paesi diversi (tra cui L’Espresso), che hanno raccolto i documenti trapelati, analizzato e svelato i nomi dei miliardari che hanno spostato i propri capitali all'interno del sistema finanziario mondiale.

Il loro nome deriva dal fatto che la società coinvolta è la Mossack Fonseca, che ha sede nel paese centro-americano di Panama. Questa società, che opera in 42 paesi e ha 600 dipendenti in tutto il mondo, si occupa di creare e gestire per conto dei suoi clienti società in paradisi fiscali come Panama, le Isole Vergini Britanniche, la Svizzera o le Seychelles.

Le persone coinvolte avrebbero presumibilmente riciclato miliardi di dollari, evaso tasse con l'aiuto di società all'estero ed evitato sanzioni e presunte attività finanziarie illegali di alcune delle persone più potenti del mondo.

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