Equilibrio, follia, egoismo. Queste le tre parole ripetute più e più volte nella doppia conferenza stampa a Casa Azzurri di Daniele De Rossi e Simone Zaza. Concetti ribaditi con forza e sottolineati con enfasi.
Equilibrio, dunque. Sostantivo usato in particolare dal romanista. Equilibrio come organizzazione: l'Italia è squadra senza grandi individualità - ha detto - non ha fuoriclasse come Hazard, Ibrahimovic, Ronaldo o Pogba ma ha un livello altissimo di gruppo. Tra chi scende in campo e chi subentra non c'è insomma differenza. Ecco il vero punto di forza azzurro. Equilibrio, poi, personale. Quello raggiunto da un uomo maturo che sa sopportare le critiche e quello di un centrocampista esperto che tatticamente sa giostrare in cabina di regia, pur non essendo un Pirlo o un Iniesta, capace di fare all'occorrenza il difensore aggiunto come l'attaccante in più. Non una stella ma un giocatore forte, equilibrato appunto. E infine l'equilibrio di cui è portatore positivo Antonio Conte, il vero punto di qualità della Nazionale. Non un selezionatore ma un vero e proprio allenatore, alla guida di una squadra e non una di semplice selezione.
Follia, si diceva anche. E qui protagonista è stato Simone Zaza: la follia rende sani di mente, questo il refrain che accompagna infatti l'attaccante juventino. Uomo e calciatore "fatto di alti e bassi" ha detto. Orgoglioso della sua istintività e della sua esuberanza. Tenace difensore del suo modo di vivere e intendere il calcio: genuino fuori e dentro il campo, quando parla così come quando calcia un pallone. La sua forza, insomma. Il suo orgoglio di ragazzo del Sud che ce l'ha fatta. Rimanendo se stesso.
Egoismo, infine. Quello di ogni calciatore, di De Rossi e di Zaza anche. L'egoismo di chi partecipa della felicità del gruppo ma lotta sempre per un posto da titolare. Daniele riposerà contro l'Irlanda, pronto però a riprendersi subito il suo posto a Parigi settimana prossima. Simone giocherà a Lille, finalmente - ha lasciato intendere - dal primo minuto. Come vorrebbe fare anche alla Juve, come ha accettato capitasse raramente quest'anno con Allegri, come non vorrebbe succedesse più il prossimo. Sano egoismo, nulla di più. Garanzia di competitività e crescita. Quella di un gruppo equilibrato con una venatura di sana e lucida follia.
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