Chiamiamola impresa perché tale è stata. E magnifichiamola, è doveroso farlo. Perché oggi è giusto essere orgogliosi. Orgogliosi di chi è sceso in campo come di chi ha sofferto in panchina e si è fatto trovare pronto. E, soprattutto, oggi è il giorno in cui dover essere grati a chi di questa squadra è il vero artefice. Perché oltre il risultato, c'è la prestazione: semplicemente straordinaria. Questa è l'Italia sognata dai tifosi, questa è l'Italia voluta e disegnata da Antonio Conte.
La ragione da sola non sarebbe bastata, l'aveva detto il nostro ct. Eppure in questo successo c'è tanta razionalità. Perché abnegazione, dedizione, ordine e disciplina sono prima di tutto frutto di un lavoro serio che inevitabilmente paga. E nel lavoro, sia detto, c'è sempre tanta ragione. Da sola, però, non sarebbe bastata, è vero.
E allora ecco quel soffio di lucida e sana follia che ha sospinto gli azzurri sul prato di Saint Denis, facendoli giocare "da Spagna" proprio di fronte alla Spagna stessa in un primo tempo da applausi, e da Italia, da vera Italia, in una ripresa di lucido contenimento e feroci ripartenze. Una lezione calcistica, la più bella è la più dura nella sua chiarezza, alla nostra Bestia Nera, oggi messa all'angolo e ridimensionata: Spagna tatticamente surclassata, fisicamente schiacciata, tecnicamente a tratti irrisa. Sì, quel ciclo che proprio contro di noi ebbe inizio otto anni fa a Vienna si chiude adesso a Parigi. Vendicando la ferita di Kiev.
E ora la Germania. Ragione e follia serviranno anche a Bordeaux di fronte ai campioni del Mondo Altra impresa, insomma, per uomini capaci dello straordinario.
Vincente e anche bella: com'è questa Italia di Conte
L'impresa di aver battuto la Spagna giocando... da Spagna. Servirà contro i tedeschi
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