Come previsto, è arrivata entro venerdì la sentenza del Tas su Alex Schwazer, ma per il marciatore è stata una mazzata decisamente inaspettata. Il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna, infatti, ha accolto la richiesta della Iaaf, la Federatletica internazionale, e squalificato l'altoatesino per 8 anni. In pratica per Schwazer è la fine di una carriera e non solo del sogno di gareggiare ai Giochi di Rio 2016.
Schwazer, arrivato in Brasile per poter prendere parte prima alla 20 km e poi alla 50 km dopo essere risultato positivo a uno steroide sintetico in un controllo del 1° gennaio, si era subito professato innocente. Dicendo che al contrario di 4 anni fa, quando ammise le sue responsabilità, stavolta non aveva mai fatto ricorso a sostanze proibite. E aveva annunciato battaglia, professando la sua innocenza: si era spinto fino a Rio con il pool di legali e il suo tecnico, Sandro Donati, per tentare il tutto per tutto e dimostrare che in quella positività c'erano troppe anomalie. Due giorni fa Schwazer era comparso davanti al panel: i legali, Donati e poi lo stesso atleta erano stati sentiti a lungo. Schwazer era apparso motivato e convinto di poter gareggiare nella prova di marcia olimpica. "E' abituato a vincere le sue gare", avevano detto i legali, senza nascondere però un certo pessimismo. "La sentenza è già stata scritta" si erano lamentati i suoi avvocati. La federazione internazionale non aveva però battuto ciglio, ribadendo la volontà di punire l'atleta alla seconda positività: otto aveva chiesto e otto anni il Tas ha inflitto.
"Sono distrutto". E' stata questa la prima reazione di Alex Schwazer alla notizia della squalifica di otto anni per doping decisa dal Tas. Quando gli è stata comunicata la sentenza, il marciatore - fanno sapere dal suo entourage - ha pronunciato queste parole e poi è rimasto in silenzio per 45 minuti. Schwazer non ha poi preso parte alla conferenza stampa indetta dal suo staff. "Dovreste avere un po' più di rispetto per le persone", ha poi risposto ai giornalisti che lo attendevano fuori da un bar adiacente all'albergo dove risiede a Rio.