Tempo di bilanci per la spedizione azzurra a Rio de Janeiro. L'obiettivo iniziale era stato fissato in 25 medaglie, ne sono arrivate 28. Si eguaglia Londra - ma con più argenti - e l'Italia può tornare a casa contenta avendo conservato un posto nella top ten del medagliere: per l'esattezza il nono. "Abbiamo fatto una bella figura, sono contento. Potevamo anche guadagnare qualche altra medaglia, e ci abbiamo creduto" il bilancio del capo dello sport, Giovanni Malagò
E sui numeri Malagò non ha dubbi: gli ori da Pechino al Brasile si confermano otto, ma salgono gli argenti: 12 a Rio con otto bronzi, erano stati 9 a Londra e Pechino (10 terzi posti in Cina, 11 quattro anni fa). Sicuramente le medaglie del metallo più prezioso hanno superato le aspettative, almeno stando alle previsioni della vigilia.
Ci sono poi le medaglie mancate, da quella nel ciclismo di Nibali - sfortunatissimo in avvio di Giochi, messo ko da una brutta caduta - a Federica Pellegrini, ai piedi del podio nei i 200 stile. "Non ci siamo fatti mancare niente, penso pure a Mangiacapre, zigomo rotto e rimandato a casa" sottolinea Malagò. Non sono arrivate soddisfazioni da Petra Zublasing, candidata all'oro nel tiro e invece rimasta a quota zero: a bilanciare il piatto ci ha pensato il fidanzato Niccolò Campriani che invece torna a casa con una storica doppietta d'oro. Per lui gloria e ingresso di diritto nel pantheon dello sport.
Segno positivo per l'acqua e dintorni: nuoto, tuffi, fondo e pallanuoto mettono insieme otto medaglie (il 30% del totale), con l'oro di Greg Paltrinieri in vasca e i due bronzi di Detti, le storiche medaglie di Tania Cagnotto e ancora lo show di Setterosa, argento, e Settebello, bronzo. Male il pugilato che, ko anche il favorito Clemente Russo, chiude i Giochi senza una medaglia, non succedeva da Atlanta '96. Zero l'atletica, partita già però monca della sua punta migliore: Gimbo Tamberi, infortunatosi alla vigilia nell'alto avrebbe potuto ambire al palcoscenico vero, e Alex Schwazer, spedito a casa in modo quantomeno dubbio. Per il resto non pervenuti, la miglior performance il quarto posto nella marcia di Antonella Palmisano. Non accadeva da Melbourne 1956 di non vincere neanche una medaglia nell'atletica.
Nell'elenco mancano podi anche dalla scherma, al di sotto degli standard azzurri (un solo oro con Garozzo tra i maschi, e gli argenti di Di Francisca, Fiamingo e fioretto a squadre), nella canoa e nella vela, dove invece qualche chance c'era. Senza podi anche la ginnastica: poteva esserci il bronzo nell'artistica di Vanessa Ferrari, e le azzurre della ritmica: l'una e le altre in lacrime ai piedi del podio. E poi qualche rimpianto nel tennis, soprattutto per il doppio con la ritrovata coppia Errani-Vinci e anche per Fognini, che aveva messo in difficoltà Andy Murray.
Con uno sprint alla Bolt in avvio, l'Italia si è garantita un tesoretto nella prima settimana di gare: due domeniche di festa vera, prima Basile nel judo, poi nel poligono il figlio d'arte Rossetti e la coppia di mamme Bacosi-Cainero. L'ultima, sette giorni fa, impreziosita dal piccolo capolavoro di Elia Viviani che riporta il ciclismo su pista in vetta all'Olimpo. La medaglia piu' 'rock' e' sicuramente l'argento di Lupo-Nicolai nel beach, un inedito per i colori azzurri, nella bolgia di Copacabana. Nella discesa verso il finale è mancato l'acuto: quello di Frank Chamizo, il lottatore cubano vestito d'azzurro, che nel giorno finale da campione del mondo si è dovuto accontentare del bronzo. E anche qui lacrime e disperazione. Nel giorno in cui si saluta la Cidade Maravilhosa poteva esserci davvero il botto finale: la pallavolo, che insegue da sempre l'oro olimpico, ancora una volta si e' dovuta arrendere in finale, qui al Brasile padrone di casa. "Chapeau - dice Malago' - il volley e il beach ci ha emozionato". Quella sotto rete è stata davvero grande Italia.