Non ci sono solo i conti nei paradisi fiscali di Mourinho e Cristiano Ronaldo, nell'inchiesta ribattezzata Football Leaks, ma anche il controverso rapporto con i diritti d'immagine di Gonzalo Higuain e la paradossale storia del cartellino di Juan Manuel Iturbe oltre al 'fondo inglese' che gestiva Paulo Dybala quando arrivò al Palermo. Il tutto pubblicato in Italia dal settimanale L'Espresso e in Spagna dal quotidiano El Mundo.
Secondo il quotidiano iberico che fa parte del network 'European Investigative Collaborations', gli avvocati di Mourinho avrebbero ingannato il fisco spagnolo dichiarando 1 milione di euro in spese fittizie sostenute da una società a nome del tecnico portoghese di stanza nelle Isole Vergini britanniche per pagare meno tasse. Inoltre dai documenti dell'inchiesta emerge come Mourinho avrebbe nascosto in Nuova Zelanda usando la moglie i proventi dai diritti di immagine quando era allenatore del Real Madrid. Nell'inchiesta sarebbero emersi documenti che provano gli accordi riservati tra le squadre, manovre e alleanze tra i grandi procuratori sportivi, i contratti milionari tra club e calciatori, i flussi di denaro che approdano nei centri offshore e nelle banche svizzere. Tra i personaggi citati anche Cristiano Ronaldo.
Coinvolto anche Fabio Capello. Avrebbe "negoziato un compenso di 75mila dollari, più hotel a cinque stelle e voli in business class, per prendere parte nel 2013 all'evento "Leo Messi & Friends tour" che prevedeva tre partite a Lima, Chicago e Los Angeles con incassi a fini benefici gestiti dalla Fondazione del numero 10 argentino. . Nell'articolo dell'Espresso su Capello si parla anche di "una fattura di 10.000 dollari emessa dalla Doyen Marketing e indirizzata a Capello", con causale "commissione dovuta per Lionel Messi matches". Il tecnico friulano, contatto dall'ANSA, ha incaricato il figlio Pierfilippo, avvocato, di replicare: 'E' vero che mio padre ha ricevuto un compenso - ha spiegato il legale - come peraltro è normale per tutti quelli che partecipano a questi eventi, ma è assolutamente falso che sia stata pagata da noi una commissione a Doyen o a chicchessia".