Successo numero 13 in questa Nba per i Los Angeles Lakers: Oklahoma piegata 130-127 grazie a 33 punti di Anthony Davis. Per LeBron James 23 punti, Danilo Gallinari ne segna 15. Bene Denver (96-92 su Boston, che perde Kemba Walker per uno scontro di gioco) e i Clippers, vittoriosi su Houston per 122-119 con un canestro di Kawhi Leonard a 15" dalla fine. Perde ancora San Antonio: 7 punti di Marco Belinelli nel 115-104 contro Philadelphia.
OKLAHOMA CITY THUNDER-LOS ANGELES LAKERS 127-130
Se la seconda miglior difesa della Nba dopo Utah per media-punti subiti concede all'avversario di scrivere 127 sul proprio tabellino, e tuttavia vince, allora i Lakers (13-2) possono pensare fare sul serio. A tre giorni di distanza, Oklahoma è ancora battuta: Danilo Gallinari e compagni cedono ai 33 punti di Anthony Davis, di cui 24 nel secondo tempo, conditi da 11 rimbalzi e sette assist. Per LeBron James arrivano 23 punti, 14 assist e sei rimbalzi, in una partita che Okc (5-10) si gioca alla morte: i Lakers devono giocare un terzo quarto da 40 punti (contro i 36 dei padroni di casa) e tirare con il 51.1% dal campo per avere la meglio sugli avversari. Per Gallinari 32 minuti di gioco e tanta imprecisione al tiro: 15 punti con un 5/13 dal campo.
LOS ANGELES CLIPPERS-HOUSTON ROCKETS 122-119
Una sfida al vertice non può che essere decisa dai big: Kawhi Leonard realizza i due punti del sorpasso a 15 secondi dalla fine, Paul George raccoglie il rimbalzo sul tentativo di Russell Westbrook, prende fallo e va in lunetta, segnando i liberi della staffa con un secondo di tempo effettivo rimanente. I Clippers (11-5) battono al fotofinish i Rockets, vendicandosi del 102-93 incassato una settimana fa in Texas. Una vittoria arrivata all'ultimo minuto, con un 10-2 di parziale firmato dalle bombe di George e Williams, mentre Houston segna solo a cronometro fermo con un James Harden da 37 punti, limitato solo in parte dall'aggressività difensiva di Leonard e compagni. Per l'ex stella dei Toronto Raptors 24 punti in 28 minuti, fa ancora meglio Lou Williams, che realizza 26 punti, tutti nel secondo tempo. Per Houston (11-5) da segnalare i 22 di Russell Westbrook (ma con 9/22 dal campo e 1/7 da tre), e i 17 punti con 19 rimbalzi di Clint Capela.
DENVER NUGGETS-BOSTON CELTICS 96-92
Nonostante la sconfitta, poteva andare peggio a Boston (11-4). Sul finire del primo tempo, Kemba Walker si scontra con il compagno di squadra Semi Ojeleye, cade sul parquet e rimane intontito. La guardia dei Celtics accusa sintomi di commozione cerebrale e viene immobilizzato con un collarino. È portato in barella in ospedale per accertamenti, mentre i Celtics vanno a -19 nel terzo quarto. Boston non molla, però, e nell'ultimo periodo infila un parziale di 10-1 concluso da due punti di Brad Wanamaker, che si è visto anche in Italia con le maglie di Teramo, Forlì e Pistoia. Nel testa a testa finale vince Denver (11-3), grazie anche ai 22 punti di Jamal Murray e alla tripla doppia di Nikola Jokic (18 punti, 16 rimbalzi e 10 assist). Per Boston il migliore è Jaylen Brown (22 punti+10 rimbalzi).
PHILADELPHIA 76ERS-SAN ANTONIO SPURS 115-104
Ottava sconfitta di fila per San Antonio (5-11), mai così male con Gregg Popovich. Per risalire a una striscia altrettanto negativa bisogna andare al novembre 1996, con Bob Hill alla guida. “Pop” era il General Manager allora: licenziò Hill e cominciò la sua leggenda in panchina. L'inciampo di Philadelphia era prevedibile, perché alla Wells Fargo Arena i Sixers (10-5) sono un carro armato, con sei vittorie in altrettante partite. Non bastano nemmeno i 29 punti del vero trascinatore degli Spurs di inizio stagione, DeMar DeRozan, e i 22 di Rudy Gay. Per Phila, tripla doppia di Ben Simmons (10 punti, 13 assist e 10 rimbalzi), 21 punti di Joel Embiid e 26 di Tobias Harris. Marco Belinelli conferma la ripresa, con sette punti e il 50% al tiro.
CHICAGO BULLS-MIAMI HEAT 108-116
Con 27 punti e un 7/10 dal campo dell'ex di serata, Jimmy Butler, Miami centra la quinta vittoria consecutiva e si conferma come sorpresa dell'Est, con un record di 11-3. Ai punti di Butler si aggiungono quelli di Bam Ademayo (16+14 rimbalzi) e Kendrick Nunn (21, di cui 13 nel primo quarto). È proprio nel primo tempo che gli Heat cercano di scappare, realizzando 67 punti contro i 43 dei Bulls (5-11). Il gap arriva fino a +26, ma nel terzo quarto qualcosa si inceppa nell'attacco di Miami (18 punti) e Chicago rischia di tornare in partita anche grazie ai 41 punti collettivi negli ultimi 12 minuti, arrivando tuttavia solo al -7. Il miglior marcatore per i padroni di casa è Zach LaVine (15 punti).
DALLAS MAVERICKS-CLEVELAND CAVALIERS 143-101
Davanti a un divertito Dirk Nowitzki, Luka Doncic trascina Dallas (10-5) alla quarta vittoria consecutiva. Ma quello che più impressiona è che i Mavs abbiano centrato il secondo successo di fila con oltre 40 punti di margine sull'avversario. Certo, è più facile contro Cleveland e i Golden State disastrosi versione 2019-20, ma Dallas ha il merito di chiudere la contesa già nel secondo quarto, quando mette k.o. Cleveland con un 37-16 di parziale insindacabile. Forbice aumentata dai 45 punti della terza frazione. Per il fuoriclasse sloveno arrivano 30 punti e 14 assist, il più giovane di sempre a centrare tre doppie doppie di questo tipo. I record arrivano serata dopo serata, sarà anche per questo che Nowitzki è venuto a vederlo.
UTAH JAZZ-GOLDEN STATE WARRIORS 113-109
Ancora una sconfitta, la 14esima in campionato, per Golden State, a fronte di sole tre vittorie. Il campo non è dei più facili: a Salt Lake City, gli Utah Jazz hanno un ruolino di marcia di 7-1. Nonostante la differenza di categoria, e con la rosa ridotta al lumicino per gli infortuni, al punto che coach Steve Kerr può ruotare solo otto giocatori, i Warriors rimontano dal -21 nell'ultimo quarto, fino ad arrivare al -2 degli ultimi 20 secondi. Dominio Jazz (10-5) a rimbalzo, con il solito Rudy Gobert (19) a fare la voce grossa, Utah tira con il 51%, viaggiando anche con il 61% nel primo tempo, ma rischia di non bastare contro i Guerrieri della Baia, mai domi a differenza del -48 preso a Dallas.
BROOKLYN NETS-SACRAMENTO KINGS 116-97
Seconda vittoria consecutiva per Brooklyn, che tiene l'avversario ancora sotto i 100 punti. Decisivi due break: uno nel secondo quarto (17-8), che aiuta i Nets ad andare al riposo sul punteggio di 56-49, un altro nel terzo periodo (10-2). Una schiacciata di DeAndre Jordan porta il vantaggio sul +22 nell'ultimo quarto, e per la squadra di Luke Walton è notte fonda: i Kings (6-8) tirano con il 15.4% da tre, pochissimo per un team che ha nel roster chi può far male dalla lunga distanza, e sono dominati a rimbalzo (48-33). Viceversa, Brooklyn (7-8) ha un 50.6% dal campo, merito soprattutto dei 23 punti di Spencer Dinwiddie e dei 22 di un Joe Harris quasi perfetto al tiro (8/11).
DETROIT PISTONS-ATLANTA HAWKS 128-103
A fine primo tempo i punti per Detroit sono 73. Un'infinità, in Michigan non se ne vedevano così tanti dal 1983. Vittima gli Hawks (4-11), alla quinta sconfitta consecutiva e all'ottava serata di fila in cui concedono almeno 120 punti: Atlanta è quart'ultima in Nba in quanto a efficienza difensiva, con 113.9 punti subiti ogni 100 possessi avversari. Numeri che obbligano coach Pierce a un faccia a faccia con la squadra per oltre un'ora. Migliori realizzatori Blake Griffin (24 punti) e Andre Drummond (23+15 rimbalzi) da una parte, DeAndre' Bembry (22) dall'altra. Serata storta al tiro per Trae Young (3/12), medie spaziali invece per i Pistons (5-10): 59.8% dal campo, 50% da tre.
WASHINGTON WIZARDS-CHARLOTTE HORNETS 125-118
Le doppie doppie di Bradley Beal (30+12 assist) e Thomas Bryant (21+11 rimbalzi), unite alla mano calda da tre di Davis Bertans (6/11) permettono a Washington di risalire dal -13 in un grande ultimo quarto. Decisivi gli ultimi 12 minuti, in cui i Wizards (5-8) alzano inaspettatamente la guardia (restano l'ultima difesa della Nba con 121.1 punti di media), lasciano Charlotte a 22 punti e costringono gli Hornets (6-10) a otto palle perse. A questi ultimi non basta il career-high di Miles Bridges (31 punti).