A cinque anni dalla prima storica edizione dei Mondiali in un Paese arabo, Hassan Tawadi ha fatto il punto della situazione sull'organizzazione di Qatar 2022. In una intervista a Marca, il presidente del Comitato Organizzatore ha chiarito che i lavori procedono bene: "Abbiamo completato lo stadio Khalifa a Doha e altri due saranno finiti l'anno prossimo. Per il 2020 sarà tutto pronto, ci sono già la metropolitana, i percorsi e nuovi ospedali".
A chi critica la scelta di far giocare le nazionali mentre la stagione è ancora in corso, Tawadi ha replicato: "A giugno molti calciatori arrivano stanchi o infortunati. Per questo è meglio che giochino a dicembre. Comunque, è stata la Fifa a decidere le date e gli orari. Noi avevamo proposto anche giugno".
E, nonostante non ci siano precedenti di grandi eventi sportivi organizzati da Paesi arabi, il modello di riferimento è chiaro: "I Giochi Olimpici di Barcellona 1992 furono l'esempio di come un Paese potesse migliorare la qualità della vita delle persone e lo sviluppo delle città. Ma anche i Mondiali in Germania del 2006 hanno favorito l'economia dello Stato che li ha ospitati".
E dopo aver chiarito la questione sugli infortuni e le morti degli operai impiegati per la costruzione degli impianti, Tawadi ha indicato quale sarà il futuro delle strutture, una volta concluso l'evento: "Per prima cosa abbiamo firmato un accordo su come useremo gli stadi dopo. Alcuni stadi cambieranno, sarà ridotto il numero di posti a sedere. Adesso la Fifa ne vuole almeno 40mila, poi scenderanno a 20mila e gli altri li doneremo ai Paesi che ne hanno bisogno per i loro stadi. Altri stadi diventeranno scuole, residence e parchi divertimento e gli hotel serviranno ancora per il turismo".