Milan: Montella confermato... a tempo

Sassuolo è la dead line: il club non tollererà passi falsi. Ecco cosa è stato sbagliato fino ad ora

Nemmeno il tempo di risollevarsi dall'abisso, che Vincenzo Montella torna nel "braccio dell'esonero" con l'etichetta di "dead man walking" appiccicata alla schiena. Precisiamo: per il momento, trapela dal Milan, il tecnico non si tocca. Il conto alla rovescia, però, è di nuovo cominciato e la sfida di domenica contro il Sassuolo sarà ovviamente decisiva. Al netto dei demeriti di Montella, certamente da condividere con la squadra o, se non altro, con i giocatori che della squadra avrebbero dovuto essere i leader, è evidente che la costruzione del nuovo Milan sia ancora in alto mare e che l'obiettivo Champions, sbandierato prima dell'inizio della stagione, sia già così lontano da non poter più nemmeno essere ipotizzato.

La domanda, in questo senso, è ovvia: il Milan era da Champions? Sulla carta la rosa messa a disposizione di Montella poteva essere competitiva e lottare per entrare nei primi quattro posti - quindi il tecnico avrebbe obiettivamente delle colpe -; a conti fatti, però, le prime cinque, che in dieci giornate hanno lasciato in totale 3 punti alle squadre dal sesto posto in giù stanno tenendo un ritmo folle. Tanto alto che la Juve, che ha più punti dello scorso anno, potrebbe tornare domani sera al terzo posto e con gli stessi punti della Lazio.

DISTANZA AMPIA DA COLMARE
Partiamo dunque proprio da questi numeri. In un campionato che definire a due velocità è molto riduttivo, era evidente a tutti, sin dall'inizio, che avrebbero avuto un peso decisivo gli scontri diretti. Nei quattro fin qui disputati - Lazio, Roma, Inter e Juve - il Milan ha raccolto zero punti, giocando tra l'altro tre volte in casa, subito 11 gol e segnato solamente tre volte, di cui due nel derby. La distanza tra la squadra di Montella e le competitor per i piazzamenti che contano, è evidentemente ampia. In questo campionato il Milan si colloca nella zona cuscinetto tra il sesto posto in giù, scavalcata, almeno nei pronostici di inizio campionato, un po' a sorpresa anche dalla Lazio. Se questa, perciò, è la reale dimensione dei rossoneri, la distanza in classifica con la zona Europa League è ancora alla portata.

DIFETTO DI COMUNICAZIONE
In questo si innesta un altro difetto gestionale: la comunicazione. L'entusiasmo, motivato, per una campagna acquisti economicamente sontuosa - tecnicamente meno, ma lo scopriamo ora - ha portato a dichiarazioni che oggi sembrano fuori luogo. Parlare di un Milan da primi quattro posti era ed è stato un azzardo che non solo la società sta pagando in qualche modo in termini di immagine (ma il popolo milanista resta dalla parte di Fassone e Mirabelli) ma che forse ha pagato anche la squadra sotto il profilo della pressione. Non è un caso che il primo ko abbia sgonfiato speranze e aspettative. E non è un caso che alcuni giocatori, sicuramente importanti, stiano patendo più di altri il carico di responsabiltà di cui sono stati investiti. Se tra i peggiori di questa prima parte di stagione ci sono uomini esperti e di sicura qualità come Bonucci e Biglia qualche domanda bisogna farsela. E qualche risposta sarebbe lecito aspettarsela.

PERSONALITÀ E FRAGILITÀ MENTALE
Un altro aspetto da non sottovalutare è la reazione emotiva della squadra agli eventi. Le sconfitte, specie quella di Genova contro la Sampdoria, hanno evidentemente demolito la baracca. Ma non è solo l'andamento nel corso della stagione. Il Milan ha picchi di entusiasmo e di depressione nell'intero arco della partita. Questo giustifica frammenti di gara positivi - contro l'Inter, ma anche contro Roma e Juve - cui seguono blackout più p meno lunghi che, contro avversarie di questo spessore, portano sempre a inevitabili sconfitte. Significativa, al contrario, è la partita di Verona contro il Chievo: una volta messo a posto il risultato, diciamo sul 3-1, il Milan ha ricominciato a mostrare un gioco fluido, divertente e di qualità. E' tornato, semplicemente, a provare giocate che, nella situazione attuale di classifica, i giocatori forse non provano più. Anche contro la Juve, alcuni hanno dato l'impressione di vivacchiare per tirare il 90°. Non un bel segnale.

MODULO E UOMINI
Se il Milan è una squadra in qualche modo depressa, il lavoro di riabilitazione spetta un po' a tutta la società oltre che, in particolare, a Montella. Al tecnico, però, spetta in maniera del tutto privata la gestione tecnico-tattica della sua rosa. Non si può dire che Montella non abbia fatto errori o, almeno, non si può dire che l'Aeroplanino abbia scelto dove andare tenendo la barra dritta in quella direzione. Gli errori, gli equivoci, le indecisioni, sono numerose. A partire dall'esclusione di inizio stagione di Suso (fondamentale) e Bonaventura (importante), per arrivare ai molteplici tentativi di dare un volto tattico al suo undici. Dalla difesa a quattro si è passati alla difesa a tre (per agevolare Bonucci, che non ne ha tratto vantaggio e comunque a quattro, in carriera, ha giocato diverse volte e molto bene) per poi tornare, tra Genoa, Chievo e Juve di fatto alla difesa a quattro. Borini, indubbiamente duttile, è passato da esterno alto a sinistra a quinto di destra per finire quarto di difesa. Le punte sono state prima tre, poi due con un trequartista (fuori ruolo, Suso ovviamente) alle spalle, infine una con un trequartista e mezzo (Suso in realtà si allarga spesso a destra) sotto. Quello che non è mai cambiato è il regista, Biglia, nonostante un passo decisamente sotto ritmo e una copertura così scarsa da renderlo troppo vulnerabile agli attacchi degli avversari.

PREPARAZIONE ATLETICA
Detto che il Milan non sembra una squadra in difficoltà fisica, qualcosa, anche qui, sarebbe da valutare. Mandare via il preparatore atletico (Marra) a stagione ampiamente in corso - stagione difficile, peraltro, cominciata molto presto con l'Europa League - e, di fatto, non sostituirlo o quasi (della parte atletica si occupa in questo momento l'ex preparatore degli infortunati, ndr) non può non lasciare dubbi sulla tenuta che potrà avere la squadra da qui alla fine della stagione. Il Milan corre, anche se è una corsa mai aggressiva, ma riesce a tenere il ritmo del pressing sull'avversario solo in alcune fasi della partita.


DA MAZZARRI A PAULO SOUSA
Detto questo, e ribadendo che Montella resterà in sella fino al Sassuolo - una sconfitta non sarebbe tollerata dalla società. Per la cronaca, Sassuolo fu fatale ad Allegri -, le alternative per la panchina sono in questo momento due e, tecnicamente, molto diverse. Paulo Sousa, in pole, ha sostituito già Montella a Firenze ottenendo risultati alterni. Discreta, quasi ottima, la prima stagione. Non all'altezza la scorsa e ultima. Il portoghese ha il pregio di saper gestire la pressione di piazze importanti, avendole frequentate da giocatore, ed è sicuramente capace di dare un'impronta, peraltro normalemente particolarmente tecnica, alle sue squadre. Mazzarri è un sanguigno, ovviamente preparato, ma più adatto a dare una scossa temperamentale alla squadra. Sa giocare con la difesa a tre e ha saputo, negli anni migliori di Napoli, dare rapidità e qualità al gioco. Sono loro e soltanto loro i candidati alla panchina di Montella. Sempre che, la tanto attesa svolta, non arrivi davvero.