Italia, tre giorni per salvare la faccia

Il ritorno contro la Svezia e un solo risultato possibile. Altrimenti...

C'è talmente tanta confusione, dentro il campo e fuori, che perfino le dichiarazioni post-partita viaggiano su due binari opposti e in ogni caso ciechi. Prima la rabbia di Gian Piero Ventura per un arbitraggio troppo permissivo nei confronti della Svezia e la maldestra speranza di ottenere un medesimo trattamento nella gara di ritorno di lunedì a San Siro. Quindi l'arroganza ingiustificata con cui lo stesso ct azzarda pronostici di rimonta. Una rimonta, a suo dire, certa. Sarà, ma l'Italia che ha perso in Svezia e dovrà provare a strappare un pass Mondiale in 90' prevedibilmente di fuoco, è innanzitutto una squadra che deve fare i conti con se stessa.

Non conta più il valore, peraltro non eccelso, dell'avversario. Conta la qualità del nostro gioco e quanto, in effetti, questa qualità non sia solo ipotetica ma reale. Se l'Italia di Ventura non andrà ai Mondiali, obiettivo che nella nostra storia abbiamo fallito una sola volta, non sarà insomma per l'arbitraggio mordibo di Cakir a Solna o per quel pizzico di malasorte che ha deviato sul palo la conclusione a colpo sicuro di Darmian. Sarà, piuttosto, la logica conseguenza di un progetto mal gestito e affidato, forse, alle persone sbagliate.

E' evidente, in questo senso, che sul banco degli imputati ci andranno - ma ci sono già - il presidente federale Tavecchio e il ct Gian Piero Ventura. Con il secondo che, maggiormente esposto, è già abbondantemente nel mirino della critica.

UOMINI, GIOCO E MODULI
Ma quali sono le colpe del tecnico? Oggi, dopo un paio di mesi di calcio improvvisato - diciamo da Spagna-Italia, passando per Macedonia, Albania e, appunto, Svezia - si fatica innanzitutto a capire in che modo Ventura si sia immaginato la sua Nazionale. Il modulo, da Madrid fino a Solna, è cambiato quasi sempre. Gli uomini pure, con qualche decisione almeno discutibile non solo sulla scelta dei giocatori da mandare in campo dal primo minuto ma anche sul loro utilizzo nel corso della partita o a partita in corso. Il caso Insigne è indicativo e, per certi versi, preoccupante. Intanto perché l'esterno di Sarri è tra i giocatori più in forma del nostro campionato e avrebbe dovuto essere il centro di gravità attorno al quale costruire l'Italia. Quindi perché il suo utilizzo, oltre che logico, avrebbe indicato la via da seguire, che era quella del gioco rapido e rasoterra e non quella, congeniale alla Svezia, dei palloni lunghi e alti. Infine perché, una volta inserito a gara in corso, non gli si può chiedere di fare il regista - al posto di Verratti, anche lui fuori ruolo - e se non gli era stato chiesto quello, delle due l'una: o la squadra non segue Ventura - gravissimo - perché non si fida di lui. O Ventura non ha ancora capito come valorizzare i suoi giocatori. Cosa il ct, al netto delle dichiarazioni bellicose e della manifestazione di sicurezza, si sappia inventare da qui a lunedì lo scopriremo. Sempre che non sia un'altra "privatissima" riunione dei giocatori a spogliatoio chiuso a dettare la linea.

IL VALORE DEL GRUPPO
L'altro aspetto è, ovviamente, il reale valore di questa squadra. Se, come detto, Ventura non è riuscito a trarre il meglio dal materiale a sua disposizione, è anche vero che forse si tende a sopravvalutare un gruppo che può sì andare ai Mondiali - deve, in realtà - e può certamente eliminare la Svezia a San Siro, ma, a meno di improvvisi cambi di marcia, in Russia farà una fatica tremenda contro qualunque avversario. A Solna la Svezia non ci ha solo imbrigliato tatticamente e dominato fisicamente. Ci ha concesso un solo tiro in porta in 90', rinnovando una consuetudine a non segnare che sta diventando un brutto vizio di questa Nazionale. In questo senso può aiutarci a capire meglio qualche numero. Eccoli:

• La Svezia non batteva l’Italia dal 1998 (1-0 in amichevole a Göteborg): quattro vittorie azzurre e un pareggio da allora.
• Un solo tiro nello specchio per gli azzurri contro la Svezia, eguagliato il record negativo del match con la Spagna a ottobre 2016.
• La squadra di Ventura non è mai riuscita a segnare più di un solo gol nelle cinque partite giocate dopo la pausa estiva: tre reti in cinque gare (vs Spagna, Israele, Macedonia, Albania e Svezia).
• L'Italia ha effettuato un solo tiro nei primi 45 minuti: nei primi tempi di queste qualificazioni ha fatto peggio solo contro la Spagna in casa (0).
• Nelle ultime 6 partite di qualificazione, l'Italia non ha mai segnato nella prima mezz'ora di gioco. In 4 delle precedenti 5 ci era riuscita.
• L'Italia ha subito gol con il primo tiro nello specchio del match.
• L'Italia ha subito gol in 4 delle 6 trasferte giocate in queste qualificazioni.
• 5 dei 9 gol subiti dall'Italia in queste qualificazioni sono arrivati con tiri da fuori area.
• Immobile (2), Belotti (1) ed Eder (0) hanno giocato insieme 3 palloni nell'area svedese nell’intera partita.

Numeri che non dicono tutto, ma che raccontano qualcosa degli ultimi due mesi della nostra Nazionale e del disagio, per non definirlo in altro modo, con cui sta cercando affannosamente un pass per i Mondiali. C'è ancora un ultimo aspetto che va preso in considerazione e che è stato in qualche modo sottolineato da Bonucci a caldo. A San Siro, lunedì, serviranno idee chiare e tecnica, dinamismo e agonismo ma, soprattutto, servirà testa. Non pensare di essere più forti dell'avversario, ma essere consapevoli dei nostri mezzi, sudandosi novanta minuti - e magari di più - di intelligenza, esperienza, logica. E' un lavoro che dovrà fare Ventura e dovrà fare la squadra. Perché per ora, per citare un famoso film, o risorgiamo da squadra o saremmo annientati individualmente.