F1, Williams: quando i soldi vincono sul talento

Scelta sbagliata quella di puntare su Sirotkin e non su Kubica

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Una volta la Williams pagava i suoi piloti, infatti per anni ebbe il meglio sul mercato e la conseguenza logica furono i titoli mondiali arrivati a raffica tra il 1980 e il 1997. Nel 2018 la Williams correrà con Lance Stroll, sostenuto dai miliardi del papà, e con Sergej Sirotkin, giovanotto di Mosca che più modestamente porterà una valigia riempita con qualche milione. Sono pronto a scommettere che nessuno dei due vincerà mai un mondiale, probabilmente nemmeno una gara. Un azzardo personale che parte leggendo la storia recente della Formula 1. Da Schumacher in avanti nessun pilota è arrivato lassù grazie ai soldi di papà o alla spinta degli sponsor. Insomma siamo alle prese con un albo d’oro autografato da ragazzi dotati esclusivamente di talento e di una fame atavica che ha contribuito al loro successo. Schumi aveva origini umili, Alonso partiva da Oviedo con suo padre e si smazzava 2600 chilometri in macchina per andare a correre con i go kart a Lecce.

Storie di vita che non appartengono certo a Stroll o a Sirotkin, quest’ultimo destinato a ripercorrere la carriera di Vitaly Petrov. Una storia invece affine alla carriera di Robert Kubica, talento fuori dalla norma che è arrivato in Formula 1 partendo da Cracovia, grazie ai sacrifici della sua famiglia. Rivederlo in macchina a Melbourne sarebbe stata una bella pagina nelle vicende di questo sport. Ma qualcuno non ha avuto il coraggio di compiere questa scelta. Prima di tutto i soldi, come avvenne alla Williams con Maldonado, sostenuto dal governo venezuelano. Chi si ricorda che Pastor ha vinto un Gran Premio? Quale? In che anno? Soprattutto che fine ha fatto quando Caracas ha chiuso i rubinetti?

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