UN LIBRO A SETTIMANA

Un libro a settimana: Sarri e il Sarrismo nel racconto di Andrea Cocchi


                    

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Può sembrare facile parlare oggi di Maurizio Sarri perché è uno dei top allenatori. Ma per capire Sarri e il Sarrismo bisogna aver studiato e soprattutto aver seguito una carriera trentennale. Ed è questo il merito principale dell’autore che, per le sue competenze tattiche, l’allenatore di Figline Valdarno lo segue da molto prima che balzasse agli onore delle cronache sportive. Dopo il suo debutto in Serie A con l’Empoli, siamo nel 2014, Sarri in un'intervista spiegava: “Ho scelto come unico mestiere quello che avrei fatto gratis. Ho giocato, alleno da una vita, non sono qui per caso”. E in effetti nel libro "Sarri - Il rosso, l’azzurro, il bianconero" si capisce bene la lunga traiettoria esistenziale e sportiva dell’allenatore arrivato oggi alla Juventus. Ma prima di arrivare a guidare Ronaldo in campo, di gol ne ha visti parecchi (e fatti pochi).

La sua carriera di calciatore dura poco ed è senza gloria. Gioca terzino nei campionati minori della Toscana dove si è trasferito con la famiglia. Dopo la maturità  si iscrive a Economia e Commercio poi a Statistica. Ma il ragazzo è volonteroso e inizia anche a lavorare. Prima alla Banca Toscana poi al Monte dei Paschi di Siena. Si occupa di gestione finanziaria. Per lavoro inizia a viaggiare in Europa (e impara l’inglese) ma la passione è il calcio. La svolta nel 1999 quando lascia la scrivania per dedicarsi al calcio e guidare la panchina del… Tegoleto. Una scommessa che solo dopo si rivelerà vincente grazie alla continua ricerca di novità tattiche.

Sua fonte di ispirazione Arrigo Sacchi, l’uomo venuto anche lui dalla provincia per rivoluzionare il calcio italiano. In trent’anni allena oltre venti squadre. Dallo Stia in Seconda Categoria alla Champions con la Juventus. Una gavetta lunga con luci e ombre. Ma sempre nel segno del riscatto mai della resa. L’esperienza di Empoli lo fa conoscere anche in Serie A. Nel 2015 se lo contendono Napoli e Milan. Ma il profilo da antipersonaggio con tuta e sigarette (e simpatie politiche a sinistra) non convince Berlusconi ma affascina De Laurentis. A Napoli, sua città di  nascita, trova affetto, considerazione, popolarità. Per i tifosi partenopei diventa il Comandante. Colui che deve riscattare con il suo gioco-spettacolo gli azzurri da anni di sudditanza alla Juventus. Gli scontri sull’asse Torino-Napoli diventano epici con contorno di polemiche alle quali Sarri non si sottrae. Nei tre anni partenopei c’è il record di punti (91) e l’esplosione di Higuain (36 gol in 35 partite). Ma il terzo anno è fatale. Lo scudetto non arriva e il rapporto con AdL si incrina. Tempo di guardare altrove.

A sorpresa arriva la proposta del Chelsea. Sarri si trasferisce a Londra. Deve vestire giacca e cravatta e nascondere le sigarette. Ma sul campo non cambia. Attenzione tattica, schemi a memoria e nasce il “sarriball”. Prima esaltato grazie ai risultati poi contestato dai tifosi. Rischia l’esonero ma alla fine vince l’Europa League e sfata la leggenda del perdente di successo. È tempo di tornare in Italia. La Juventus lo vuole per migliorare la qualità del gioco. È l’ultima sfida prima che sul campo al suo passato di napoletano e di uomo contro il sistema.

Vedremo come andrà a finire soprattutto la sua rivalità con Conte del quale sembra seguire, in qualche modo, le tracce. Ad Arezzo, Chelsea e Juventus. Tutte panchine sulle quali si era prima seduto l’allenatore leccese. La sfida tra i due sembra destinata a continuare e potrebbe ispirare all’autore un nuovo libro.