Non solo Bernardeschi: le vendette degli ex e le loro esultanze

Lo juventino in gol al Franchi è solo l'ultimo dei grandi ex col dente un po' avvelenato che hanno esultato contro le loro squadre del passato

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Il dibattito è di quelli destinati a non avere soluzione: come si deve comportare un giocatore che torna in una città che lo ha ospitato, magari osannato, e gioca contro la sua ex squadra? Soprattutto: come si dovrebbe comporta nel caso in cui dovesse dare un dispiacere segnando proprio contro ex compagni ed ex tifosi? Alcuni giocatori sono stati presi di mira per non aver esultato: mancanza di rispetto verso la squadra attuale, sono pur sempre dei professionisti. Dicono alcuni. Ma quando poi un grande ex alza le braccia e lascia andare la sua gioia, apriti cielo. 

Va da sé: ogni storia ha le sue caratteristiche, i suoi retroscena e, di conseguenza, le motivazioni per ogni comportamento. E come in ogni storia tutto, o quasi, dipende da come ci si è lasciati. Spesso, soprattutto ai tempi dei social e dei liberi commenti (o insulti) da parte di chiunque, molto dipende anche dal trattamento riservato dalla (ex) tifoseria al giocatore che decide di cambiare maglia. Chiedere a Leonardo Bonucci che dopo il passaggio dalla Juve al Milan ha dovuto leggere sul suo profilo qualunque genere di offesa. O a Federico Bernardeschi, nato e cresciuto con la maglia della Fiorentina, passato alla Juve e non proprio travolto da parole di ringraziamento e affetto da parte dei suoi ex tifosi, incapaci di perdonargli il passaggio alla Signora. Sarà stato soprattutto per questo che, al Franchi dopo aver segnato su punizione, l'esterno non ha fatto nulla per trattenere la sua gioia (anche se poi nelle interviste post-partita ha voluto sottolineare che sarà sempre grato alla squadra che lo ha lanciato). 

Situazione almeno in parte simile a quella di Gonzalo Higuain. Il suo passaggio in bianconero è stato visto come un vero e proprio tradiemento dai tifosi napoletani che al suo ritorno al San Paolo lo hanno sempre sonoramente fischiato. Il Pipita ha sempre risposto con l'unico linguaggio che conosce, il gol. L'ultimo, quello del 1 dicembre 2017, ha fatto discutere (e arrabbiare persino Insigne) proprio per l'esultanza dell'argentino che poi ha mimato il gesto di cercare il presidente De Laurentiis in tribuna. 
 

 

Ma i due bianconeri sono solo gli ultimi casi di "ex vendicativi": chi non ricorda l'esultanza sfrenata di Mattia Destro che con la maglia del Bologna andò in rete contro la sua ex Roma nel novembre 2015? L'attaccante segnò il rigore del 2-2 e corse sotto la curva levandosi la maglia e lasciando andare tutta la sua rabbia verso il club che prima aveva creduto in lui poi lo aveva scaricato. E i tifosi giallorossi hanno dovuto fare i conti anche Daniel Osvaldo che l'11 maggio 2014 all'Olimpico con la maglia della Juve segnò allo scadere un gol decisivo per ribadire il dominio bianconero in campionato. Fischiato e insultato ad ogni tocco di palla, l'argentino zittì tutti al 94' ed esultò portandosi le mani alle orecchie. 


Ma se parli di mani alle orecchie parli soprattutto di Mauro Icardi, anche se in questo caso i suoi ex tifosi della Samp più che il passaggio all'Inter non gli hanno mai perdonato lo sgarbo all'allora compagno di squadra Maxi Lopez nella nota e stra-nota vicenda Wanda Nara: il 13 aprile 2014 Maurito prima viene ignorato dall'ex amico che si rifiuta di dargli la mano poi sonoramente fischiato da Marassi. La sua reazione? Doppietta ed esultanza sotto la gradinata blucerchiata a timbrare il suo primo ritorno da ex a Genova. 

Un altro giocatore passato all'Inter scatenò la rabbia dei suoi ex tifosi: nel maggio 2015 Hernanes tornò all'Olimpico a sfidare la Lazio e dopo il gol non si privò delle sue celebri capriole. Troppo per chi aveva pianto al momento di lasciare Formello? Per i laziali sì, che non lo perdonarono nemmeno dopo le scuse post partita. Ed è di pochi giorni fa anche l'esultanza di Goran Pandev, che ha trascinato il Genoa alla vittoria contro la squadra di Inzaghi senza far nulla per nascondere la gioia di aver punto il suo ex club.

Ma anche gli interisti, a loro volta, hanno dovuto subire vendette atroci: la più dolorosa, anche se poi ininfluente ai fini del risultato, fu quella del Fenomeno Ronaldo nel derby del 2007: contestato dai nerazzurri che non gli avevano perdonato la fuga a Madrid prima e il passaggio al Milan poi, il brasiliano replicò portandosi le mani alle orecchie dopo aver realizzato il momentaneo vantaggio rossonero. Un dispiacere simile lo regalò alla Curva Nord anche Zlatan Ibrahimovic, altro ex interista poi vestitosi di rossonero: rigore decisivo nella stracittadina del novembre 2010 ed esultanza provocatoria a braccia larghe proprio sotto il settore interista dopo i tanti fischi e la "linguaccia" con cui Julio Cesar aveva tentato di distrarlo. 

All'estero restano celebri, su tutte, le esultanze di Robin Van Persie e Luis Figo. L'olandese nel novembre 2013 decide Manchester United-Arsenal ed esulta senza freni con la maglia dei Red Devils dopo essere stato bandiera e simbolo (poi fischiatissimo) dei Gunners. Indimenticabile l'accoglienza riservata al portoghese passato al Real Madrid dopo 5 anni di Barcellona. E dopo un suo gol nel Clasico del novembre 2001 Figo corre ad abbracciare i tifosi blancos (con i blaugrana che l'anno seguente lo accoglieranno con la celebre testa di maiale buttata in campo).