Il paradosso è che siamo calcisticamente indietro quasi su tutto e tecnologicamente avanzati. Riflessioni al tempo del Var. Quel che è successo a Londra e che ha palesemente indirizzato il ritorno degli ottavi di Europa League tra Arsenal e Milan non è solo ingiustificabile a livello tecnico - cosa abbia visto Andreas Ekberg, assistente di linea, consigliando all'arbitro Eriksson la concessione del rigore a Welbeck è tutto da capire -, è piuttosto incomprensibile in un mondo, quello del pallone, che faticosamente si sta adeguando ai tempi accettando (finalmente) il supporto delle immagini televisive.
In questo senso, o per meglio dire in questa direzione, continua a non voler andare la Uefa. In realtà c'è qualcosa di molto simile a un conflitto in atto tra Uefa e Fifa: la prima resiste (chissà perché poi) e ha già annunciato di non volersi affidare al Var nemmeno nella prossima stagione; la Fifa, al contrario, ha scelto di portarselo ai Mondiali, prendendosi anche il rischio di condizionare il torneo affidandosi ad arbitri non abituati alla tecnologia (basta vedere quanto ci stanno mettendo i nostri a "capire" il Var per farsi un'idea di quanto potrà accadere in Russia).
Il Milan, che peraltro non ha detto una parola sul rigore concesso a Welbeck - esemplare in questo Gattuso, ndr - è soltanto l'ultima vittima di arbitraggi che, nella due giorni europea, non sono sembrati all'altezza e, ad esempio, hanno condizionato il match tra Barcellona e Chelsea sollevando sospetti sul potere politico delle squadre spagnole, Real compreso. Tutte chiacchiere più o meno giustificate che il Var avrebbe spazzato via. Perché quindi questa resistenza della Uefa? E perché i massimi organismi del calcio, Uefa e Fifa appunto, non sanno camminare nella stessa direzione?
In tutto questo, o a margine di tutto questo per la verità, si inserisce una piccola lezione inglese. La qualificazione dell'Arsenal, sui quotidiani britannici, passa ampiamente in secondo piano rispetto al "tuffo di Welbeck". Non una novità, sia chiaro. Da quelle parti non amano i furbetti. Ma per noi, abituati a polemiche anche di infimo livello, è tutto così tremendamente e ingiustamente inconsueto. Talmente inconsueto che abbiamo dovuto riascoltare "intimamente" un paio di volte le parole di Gattuso per accettare che abbia evitato riferimenti polemici sull'arbitraggio. E d'altronde Rino il calabrese non è cresciuto calcisticamente Oltremanica? Già, anzi, of course.