Nella semifinale di andata di Champions, la Roma viene sconfitta 5-2 dal Liverpool ad Anfield Road. Protagonista il grande ex Salah con due gol e due assist: tiro a giro all'incrocio al 35' e tocco morbido al 45'. Superlativo anche Firmino in gol al 61' e al 68' (due assist anche per lui) dopo la rete trovata da Mané al 56'. Nel finale i giallorossi accorciano con Dzeko (81') e Perotti su rigore (85'). Ritorno all'Olimpico il 2 maggio.
Dopo la grande attesa è arrivata la grande notte di Anfield Road, dove magia e storia si intrecciano a fascino, mito ed eternità. Il sogno della Roma che passa da un vero tempio del football in una notte di pioggia e passione, resta vivo grazie agli ultimi dieci minuti, di fatto l'unica cosa buona, disputati dai giallorossi, in balia della furia e del talento dei Reds praticamente per tutta la gara. La squadra di Di Francesco inizia a nuotare quando ha l'acqua alla gola o anche più su e riesce a trovare il modo di respirare anche se per portarlo fino in fondo, quel sogno, servirà un'altra impresa in stile Barcellona. E servirà anche lo stesso risultato. La squadra di Klopp si conferma mostruosa in versione europea: zero sconfitte e 38 gol segnati in 11 partite. "We've got Salah" è il titolo di un coro inventato da un tifoso e diventato celebre in tutta Liverpool: e proprio l'egiziano, nelle vesti di ex spietato con le giocate ma che non esulta dopo i gol, è assoluto protagonista con una gara che lo mette al livello di Messi e Cristiano Ronaldo in quanto a incisività e bellezza delle giocate.
Liverpool è la città della musica e non è un caso. Perché i Reds, dopo un avvio in sordina che lascia quasi speranze di conquista alla Roma, iniziano a suonare a un ritmo indiavolato che stordisce i giallorossi. La sinfonia è data da un'orchestra che vanta interpreti d'eccezione: uno su tutti, Momo Salah, esecutore impeccabile con acuti di una bellezza rara ed entusiasmante. La difesa a 3 che Di Francesco conferma regge solo nei primi minuti ma quando, appunto, il volume inizia ad alzarsi, Juan Jesus, Manolas e Fazio si espongono all'uno contro uno dinnanzi ai "Fab Three" dell'attacco di Klopp. Che diventano semplicemente imprendibili. La fortuna della Roma è che Mané ha il mirino fuori posizione e calcia alto due volte da ottima posizione. Lo spartito è noto ma come tutti i capolavori non ci si stanca mai di ascoltarli: il Liverpool, che solo all'inizio fatica a portare il pressing furioso che è marchio di fabbrica di mister Klopp, poi inizia ad aggredire e a recuperare palloni in mezzo al campo per poi verticalizzare e cercare la profondità a una velocità d'esecuzione che supera quella di pensiero. Milner e Henderson sono due mastini di centrocampo ma la differenza clamorosa la fa l'intesa Firmino-Salah, con il primo sempre pronto a servire nello spazio l'egiziano, che scatta in velocità come pochi. O come nessuno. Il vantaggio segnato dal grande ex è un sinistro a giro di una raffinatezza esemplare che va a baciare l'incrocio dei pali; il raddoppio, condotto e concluso sempre da loro due dopo un recupero palla nella propria metà campo, è un pallonetto tanto crudele quanto perfetto che anticipa Alisson in uscita. Al 45' resta dunque illusorio il gol sfiorato da Kolarov (il cui bolide da fuori area era stato smanacciato sulla traversa da Karius) perché poi i mediani Strootman-De Rossi vengono lasciati soli e travolti dalla marea Reds, Dzeko viene cercato solo all'inizio e Under sovrastato fisicamente dagli avversari non trova mai il guizzo. I cambi di gioco e gli inserimenti dei terzini sono meccanismi perfetti per un Liverpool che sfiora il gol ancora con Mané poi con Lovren.
Le stonature della Roma proseguono nella ripresa: Di Francesco mette Schick per Under ma i problemi sono altrove perché il Liverpool resta aggressivo e i giallorossi si allungano lasciando Salah libero di viaggiare come un treno. Sulle corsie esterne i padroni di casa fanno quello che vogliono, la difesa giallorossa non sale, non chiude, non fa nulla. Troppo alti gli esterni Florenzi e Kolarov che non riescono a dare supporto ai tre difensori, lasciati sul patibolo di fronte alle avanzate del tridente d'attacco in maglia rossa. E' sempre Salah il maestro, il direttore d'orchestra che dopo i due gol segnati nel primo tempo (che lo portano a 43 marcature stagionali totali) offre alla platea anche lo spettacolo di due assist: il primo per Mané e il secondo per Firmino, pescati entrambi davanti alla porta con il solo compito di spingere il pallone in rete. Con la nave praticamente affondata, Di Francesco prova a passare a un tardivo 4-3-3 con gli ingressi di Gonalons e Perotti per un frastornato De Rossi e un Juan Jesus che ha vissuto una serata da incubo. Ma il caos tattico in cui piomba inizialmente la Roma fa danni anche sui calci da fermo: è da corner, infatti, che Firmino di testa anticipa proprio Gonalons e Fazio. Ed è giusto qui che esce l'orgoglio Capitale, quando ormai da perdere resta ben poco, anzi nulla se non la faccia, e un'eventuale impresa nel ritorno ha però bisogno di essere accesa anche solo da una fiamma sottile: e allora ci pensa il solito Dzeko, pescato da un lancio di Nainggolan, a rianimare i giallorossi prima che il rigore perfetto di Perotti all'85' offra un senso alla gara di ritorno. Certo, servirà l'ennesima impresa dell'impero romano, travolto al di fuori dei suoi confini. Servirebbe, soprattutto, la stecca dell'orchestra di Liverpool e di alcuni suoi magistrali interpreti. Ma arrendersi resta vietato di fronte ai sogni che vanno coltivati fino all'ultimo istante. Roma non è abituata a cadere senza combattere e al ritorno avrà al suo fianco il fedele esercito dell'Olimpico in un disperato e meraviglioso tentativo di ripetere l'impossibile.