Ossessione Juve, la Coppa delle beffe: una Champions ancora maledetta

Dal Barcellona al Real: un cammino iniziato male e finito peggio

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Non è facile parlare di fallimento nella stagione che porta in bacheca il settimo scudetto consecutivo. O forse, a conti fatti, non è semplicemente corretto. E allora diciamo soltanto che nell'ombra dell'ennesima annata vincente si nasconde la solita maledetta spina della Champions, quella Coppa tanto agognata quando infida e befferda per i cuori bianconeri. Per società, squadra e tifosi. Una splendida ossessione. Ma pur sempre un'ossessione.

Per la Juve quest'anno i segnali di un cammino difficile non sono mai mancati, a dire il vero. Fin dall'esordio: 3-0 a Barcellona, doppio Messi più Rakitic nella prima europea post Cardiff. La prima dopo un ko psicologicamente molto pesante. La prima senza la vecchia BBC a protezione di Buffon (al Camp Nou manca non solo il neo-milanista Bonucci ma anche l'indisponiible Chiellini). Le preoccupazioni e le critiche non mancano, il girone di si indirizza di già: fin da subito si inizia a parlare di obiettivo secondo posto, dando per scontato la fuga dei blaugrana. Una piccola resa, quanto mai emblematica ripensando a come solo pochi mesi prima la Juve aveva regolato lo stesso Barcellona nei quarti di finale.

Ma tant'è. Così si parte. Le vittorie contro Olimpiacos e Sporting portano ossigeno ma è il gol di Higuain nel ritorno contro i portoghesi a Lisbona a fare da sparticque e a spianare la strada verso gli ottavi. Lo 0-0 contro il Barcellona a Torino evidenzia ancora una sostanziale inferiorità rispetto ai catalani ma tanto basta per viaggiare in Grecia con relativa tranquillità e portare a casa dal Pireo tre punti che assicurano il secondo posto e il passaggio agli ottavi.

Il sorteggio decembrino è magnanimo. Dall'urna esce il Tottenham di Pochettino, buona squadra, tecnica, con un ottimo attaccante come Kane, eccellenti palleggiatori a centrocampo come Dier e Dembelé, ma una difesa che non pare cert trascendentale. E alla ripresa tardo-invernale del 13 febbraio i primi dieci minuti di partita sembrano confermare tutto questo: doppio Higuain e Juve subito avanti di due gol. Eppure proprio qui il male endemico bianconero si ripropone. Gli Spurs accorciano, il Pipita si divora il terzo gol su azione e sbaglia dal dischetto allo scadere del primo tempo, e nella ripresa una mezza papera di Buffon su punizione di Eriksen ferma così il risultato sul 2-2.

Tutto finito? No! Ma di certo a Londra, a Wembley, serve un'impresa. Quella che puntualmente arriva tre settimane più tardi e che porta la firma di Higuain e Dybala che in tre minuti cancellano il vantaggio di Son e affossano il Tottenham. Un uno-due micidiale tra il 64esimo e il 67esimo che stordisce l'avversario e nasconde in realtà problemi che ci sono e che si manifestano in tutta la loro prepotenza al giro successivo con i campioni in carica del Real Madrid.

I quarti si presentano come la rivincita di Cardiff. Una retorica esagerata accompagna così l'avvicinamento alla sfida d'andata allo Stadium dove si consuma il tonfo più clamoroso della storia recente juventina: il Real domina, segna tre gol, colpisce due traverse e lascia Torino con un più che rassicurante 3-0. Cristiano Ronaldo è travolgente: il suo terzo gol, in rovesciata, gli vale l'applauso di tutto il pubblico bianconero.

Con un simile risultato sulle spalle il ritorno parrebbe privo di senso.Ma la Juve è la Juve e così non è. Solo che la Champions è la Champions e per la Juve è terreno di beffe e atroci delusioni: quella del Bernabeu, in quanto beffa, è destinata a rimanere ben salda nella memoria per anni e anni. Dopo le due semifinali perse nelle ultime tre stagioni e dopo l'eliminazione quanto mai dolorosa a Monaco contro il Bayern nel 2016, la serata di Madrid è se vogliamo ancor più drammatica.

La Juve gioca una partita straordinaria, semplicemente storica, e quando sul risultato di 3-0 la porta dei supplementari sembra spalancarsi ecco il colpo di testa di Ronaldo e il fallo (o presunto fallo) di Benatia su Lucas Vazquez che al 93esimo consegna a CR7 il pallone della qualificazione: rigore realizzato e Juve a casa. Buffon (espulso) sbrocca, Chiellini è una furia, Agnelli protesta, Allegri non si dà pace. L'arbitro Oliver ("insensibile e con un bidone della spazzatura al posto del cuore" lo definisce il capitano bianconero) finisce sul banco degli accusati.

Ci sta tutto ma la realtà è che la Juve è fuori, che la Champions ancora una volta ha voltato le spalle ai bianconeri e che Buffon lascia senza alzare quella sospiratissima Coppa. Tanto bella quanto maledetta. Per ora almeno.


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