Nell'ultimo turno di campionato l'Inter batte 3-2 la Lazio all'Olimpico e si prende quarto posto e qualificazione in Champions. A parità di punti, 72, finisce davanti Spalletti in virtù degli scontri diretti. Gara pazzesca a Roma aperta dall'autogol di Perisic al 9' a cui replica D'Ambrosio. Lazio di nuovo avanti con Anderson al 41' ma nel secondo tempo Icardi su rigore (al 78') e Vecino di testa all'81' mandano l'Inter in Paradiso.
Una partita folle con un finale folle che rappresenta come meglio non potrebbe il Dna dell'Inter. Un'Inter che al fotofinish agguanta il quarto posto iscrivendosi, per ultima, alla lista delle partecipanti italiane alla Champions. L'inno più amato dagli appassionati di calcio, quella musichetta magica, tornerà a risuonare alla Scala del calcio. I nerazzurri si ripresentano sul palcoscenico della più prestigiosa competizione europea dopo 6 anni e lo fanno in un modo pazzesco. La Lazio, infatti, ha dominato il primo tempo e controllato per buona parte del secondo. Ma a cambiare tutto, come spesso accade nel calcio, arrivano gli episodi che in un attimo possono condurre dagli inferi al cielo. E viceversa. Il rigore trasformato da Icardi e il rosso a Lulic sono le chiavi di una gara che l'Inter stava faticando a condurre e anzi non stava riuscendo a rimettere in piedi. La forza della disperazione, della volontà, il cuore, la buona sorte. Tutti ingredienti fondamentali. Alla Lazio restano lacrime e recriminazioni perché la squadra di Inzaghi chiude con gli stessi punti di quella di Spalletti ma finisce in Europa League dopo aver confermato identità e qualità. Perché il calcio può essere crudele. L'Inter ha avuto la forza di cambiare la sceneggiatura di un finale che pareva un brutto incubo ricorrente e in una notte di maggio, del 20 maggio, riscrive un buon pezzo di futuro e torna a gioire raggiungendo l'obiettivo attraverso una nuova pagina di storia. Una storia pazza, ma diversamente non staremmo parlando di Inter.
Non c'è domani e nessuno fa calcoli. Nemmeno la Lazio che pure avrebbe due risultati su tre a disposizione: ma si gioca a ritmi frenetici, come una finale vera. Come in effetti è. La squadra di Inzaghi è senza Parolo e Luis Alberto ma nel 3-5-1-1 di riferimento non c'è modo di notare le assenze. I biancocelesti, infatti, fanno quello che sanno senza mai rinunciare a giocare: aggrediscono e corrono forte appoggiandosi alla velocità ma anche alla qualità dei suoi centrocampisti. Milinkovic-Savic, onnipresente, su tutti. E' un primo tempo a cento allora dove la Lazio cerca di concedere pochissimo all'Inter e quando lo fa concede un possesso palla poco dannoso per poi ripartire a una velocità spaziale. Il 4-2-3-1 di Spalletti varia quando Candreva viene spostato a sinistra e Perisic si accentra in una sorta di ruolo di doppio trequartista per cercare di aprire più spazi a Cancelo sulla corsia di destra e coinvolgere di più Rafinha nella manovra. Ma, di fatto, la Lazio viaggia a una velocità doppia, porta sempre tanti uomini in area e ogni volta che riparte crea dolorosissimi problemi a un'Inter che nella propria area perde praticamente tutti i duelli e arriva dopo sia sulle prime sia sulle seconde palle. Il risultato è che i biancocelesti hanno occasioni d'oro con Luiz Felipe e Milinkovic prima del fortunoso vantaggio che Marusic trova con la deviazione decisiva della faccia di Perisic. Il rammarico nerazzurro ha la forma del destro sbilenco di Icardi, lanciato in porta da un anticipo di Cancelo ma incapace di fare la cosa giusta a porta semi-spalancata. Cosa giusta cha fa D'Ambrosio sugli sviluppi di un corner ribattendo in gol una respinta di Strakosha. Ma, dicevamo, la Lazio viaggia a una velocità doppia. Quella del contropiede perfetto condotto da Lulic e Felipe Anderson ne è la perfetta rappresentazione con il brasiliano che va a sublimare una ripartenza da manuale che i radar nerazzurri non hanno nemmeno il tempo di comprendere, figuriamoci di intercettare.
Icardi si conferma non nella sua veste migliore e allora ci prova Perisic a farsi sentire in area con due colpi di testa e un tentativo anticipato da Strakosha. La Lazio palleggia e quando attacca non lascia riferimenti con gli uomini di Inzaghi bravi a interscambiarsi i ruoli e a muovere la palla rapida. E per un Milinkovic che fa quel che vuole, c'è un Rafinha spento. E la manovra dell'Inter ne risente finendo per essere di facile lettura, soprattutto quando si ci rifugia nei lanci lunghi. Servirebbe qualità tra le linee ma i biancocelesti sono piazzati bene. Cancelo si accende a tratti e il passare dei minuti potrebbe scalfire umori e lucidità, come in ogni finale. E come in ogni finale servono gli episodi, le fiammate, i colpi di genio o di follia: il Var toglie un rigore inizialmente assegnato da Rocchi all'Inter per un braccio largo di Milinkovic ma il penalty poi arriva per un fallo di De Vrij che stende Icardi: lo stesso capitano nerazzurro segna, aggancia Immobile a quota 29 gol nella classifica cannonieri, realizza la centesima rete in A con l'Inter e traccia la strada per il Paradiso. La nuova Inter varata da Spalletti con Eder che si va ad affiancare all'argentino e Karamoh che porta più spinta e imprevedibilità trova linfa soprattutto perché l'umore e l'inerzia ora hanno tinte nerazzurre. Lulic commetta una follia rimediando un rosso che segna il destino dei suoi. L'Inter allora ci crede ed è il colpo di testa di Vecino all'81' a cambiare punteggio, risultato, stagione. E futuro. L'inter la ribalta, la gara e la stagione, sfruttando tre calci piazzati a dimostrazione della fatica in fase di costruzione e della sofferenza che non si è fermata ed è andata oltre tutto. I nerazzurri si aprono così, a fatica, una nuova via: destinazione Paradiso.
Milinkovic-Savic 7 - Ha gli inserimenti delle seconda punta che ne fanno una mezz'ala atipica e moderna. Ogni palla alta è sua, come quella che offre a Marusic per il primo gol. Tante giocate di spessore con la Lazio spesso sulle sue spalle
De Vrij 5,5 - Una gara quasi perfetta macchiata dal fallo da rigore su Icardi che di fatto avvio la rimonta nerazzurra ma dopo il brutto rinvio di Strakosha c'era poco altro che potesse fare. E fino a quel momento era stato impeccabile negli anticipi e nelle chiusure
Icardi 6 - Sarebbe da 5 fino al momento del rigore che trasforma glacialmente. Nel primo tempo aveva fallito un gol clamoroso lanciato davanti a Strakosha e, in generale, non ha vissuto la sua miglior serata. Ma nel momento in cui è servita la svolta, il capitano ha risposto
Vecino 6,5 - Un gol che vale tutto in una gara difficile e di sofferenza. Un paio di conclusioni alte ma quel colpo di testa cambia il destino nerazzurro
Candreva 5 - Continua ad esser e un corpo estraneo alla manovra dell'Inter. La gara per l'Inter cambia dopo la sua uscita