"Lo sciopero per Cristiano Ronaldo è mera pubblicità"

Nota congiunta di Fim, Uilm, Fismic e Uglm. Gli operai licenziati a Pomigliano chiedono un incontro

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"Altri sedicenti sindacati, per mera pubblicità, giocano sulla pelle e sul futuro dei lavoratori". Lo scrivono, in una nota congiunta, Fim, Uilm, Fismic e Uglm riferendosi alla proclamazione da parte dell'Usb (Unione sindacale di base) di uno sciopero alla Fca di Melfi in segno di protesta contro l'arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juve.

"È incredibile che in una fase così delicata del gruppo Fca, a partire dello stabilimento di Melfi, qualcuno proclami lo sciopero su di una vicenda che nulla ha a che fare con il lavoro e con i lavoratori".

"Il nostro giudizio sugli scioperi dichiarati negli stabilimenti Fca di Pomigliano e di Melfi, proclamati da sigle minori per protestare contro l'acquisto di Ronaldo da parte della Juventus, non hanno una natura autenticamente sindacale e stanno trovando un'eco mediatica del tutto spropositata". Lo afferma Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile dei settori auto ed elettrodomestici.

"Lo sciopero - osserva - è un diritto fondamentale di rilevanza costituzionale, che va utilizzato con grande serietà e che comporta un sacrificio salariale da parte dei lavoratori, un sacrificio che si giustifica quando ci sono diritti concreti da difendere. L'acquisto di Ronaldo non solo non concerne i diritti dei lavoratori, ma non riguarda nemmeno l'azienda in cui è stato proclamato, giacché Fca e Juventus sono società completamente distinte. In ogni caso sarà la adesione dei lavoratori, che immaginiamo molto modesta, a dimostrare quanto poco rilevante nella realtà sia questa vicenda. L'attenzione spropositata dei media corre il rischio di dare un'immagine completamente rovesciata e grottesca della vita di fabbrica, delle aspettative dei lavoratori e delle dinamiche sindacali".

La questione però non è conclusa. Se infatti l'Unione Sindacale di Base ha indetto lo sciopero a Melfi, a Pomigliano cinque ex operai dello stabilimento Fca avevano esposto manifesti nei quali contestavano l'acquisto di Cristiano Ronaldo. Si tratta di cinque ex operai il cui licenziamento avvenuto nel 2014 è stato reso definitivo da una sentenza di Cassazione. Ora chiedono un incontro con il calciatore, sottolineando di non avercela con lui. "Sappiamo che il tuo lavoro è fare il calciatore - scrivono in una missiva scritta insieme ad alcuni operai di altri stabilimenti del gruppo Fca - ma prima del lavoro e dei doveri che questo impone, in ogni uomo c'è prima di tutto la sua dignità. Tieni presente che i soldi che la Juve ti vuole dare, come tutto quello che posseggono i padroni, ha un'unica fonte: il lavoro di noi operai".

Le cinque ex tute blu chiedono all'attaccante portoghese anche una dichiarazione pubblica sulla vicenda, ricordando di essere stati licenziati per non aver rispettato "secondo l'azienda e una certa interpretazione della legge di una parte dei giudici, l'obbligo di fedeltà nei confronti dell'attuale amministratore delegato, infangandone l'immagine pubblicamente". "Con la vicenda dell'esborso di tutti questi soldi per avere te nella Juve - scrivono - quale fedeltà la società sta dimostrando nei confronti di tutti i dipendenti FCA?"

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