"Montella e i cinesi sono stati un disastro, salvo solo Mirabelli". Con queste parole Christian Abbiati, ex club manager dei rossoneri, ha detto la sua sulla vecchia proprietà del club meneghino che da alcune settimane è passato sotto il controllo di Eliott. Gli americani hanno fatto piazza pulita della dirigenza cinese salvando solo il tecnico Gattuso elogiato da Abbiati: “È stato un fenomeno, mi ha sorpreso molto”.
Christian Abbiati, che è rientrato da dirigente nel Milan proprio durante la gestione cinese, non ha affatto un giudizio positivo della vecchia proprietà orientale: “Il mio errore è stato quello di fare paragoni con il vecchio Milan, dove avevo punti di riferimento certi - le sue parole in una intervista a ‘La Gazzetta dello Sport -. Lì invece c'era molta confusione in ambito dirigenziale. Un'organizzazione fumosa che cercavano di far passare per perfetta. Il modo in cui è finita non mi stupisce e per come andavano le cose, è meglio che sia finita. Il mio punto di riferimento era Gattuso”.
“Montella è stato un mezzo disastro. È andata male perché non si fidava di nessuno” il commento di Abbiati che poi usa parole al miele per l’attuale tecnico rossonero Gattuso: “Mi ha sorpreso molto come allenatore, ha saputo entrare nella testa dei giocatori, stimolandoli e motivandoli. Con queste generazioni non è facile. Consiglio a Elliott di tenerselo stretto”.
“Una sorpresa positiva, è uno che si fa il mazzo. Ho vissuto da vicino il rinnovo di Donnarumma e devo dire che ha gestito la faccenda benissimo, a tutela del club. È stato uno dei pochi ad avere il coraggio di andare contro Raiola. E poi ha vinto la scommessa Gattuso”.
Nel corso della lunga intervista concessa alla ‘rosea’ l’ex portiere dei rossoneri ha spiegato perché ha lasciato il ruolo di club manager a meno di un anno dalla nomina: “Devi essere un aiuto per tutto e tutti: allenatore, d.s., team manager, giocatori, Milanello. Ma è un ruolo strano, sempre sul filo dell'equilibrio. Faccio un esempio: se un giocatore fa una sciocchezza e lo riferisci al mister, poi rischi di passare per spia. Insomma, è un ruolo molto "politico", e ho capito che non fa per me. Il più delle volte andavo a casa incavolato nero. Non aver continuato è qualcosa che dipende da me: Mirabelli mi aveva proposto il rinnovo ma ho rifiutato. E poi in giacca e camicia non mi ci vedevo”.
"È fattibile, le partite sono tante. Possono coesistere, la competizione può far bene a Gigio. Per lui la cosa migliore è restare ancora al Milan, anche perché è cambiato il preparatore e voglio vederlo con un altro sistema di lavoro. Magni ha il merito di averlo portato fin dove è arrivato, ma Gigio non è più migliorato. Si è fermato”.
Abbiati non nasconde la sua contentezza per il ritorno dei due cuori rossoneri: “Sono due amici e due grandi professionisti, che sanno fare il loro lavoro. Sono gli uomini giusti su cui riedificare perché conoscono molto bene il Milan. Da milanista Maldini lo volevo assolutamente vedere dentro e quando è arrivato Leo mi sono detto: 'Ora arriva anche Paolo”.
“Probabilmente gli sono state promesse cose che non sono state mantenute. Ma Leo ha il merito di aver fatto crescere Romagnoli. Come sempre, il lavoro paga” ha concluso Abbiati.