L’Italia chiude con il botto gli Europei di nuoto di fondo nelle acque scozzesi di Loch Lomond: le due 25 km regalano agli azzurri un oro e un bronzo, che cambiano volto al medagliere dell’Italia. L’oro arriva nella gara femminile grazie ad Arianna Bridi, che batte allo sprint l’olandese Van Rouwendaal; il bronzo lo conquista Matteo Furlan nella gara maschile (vinta dall’ungherese Rasovszky).
Le schermaglie iniziali non mancano nella gara femminile, dove però il primo momento cruciale arriva un po’ prima rispetto alla gara maschile, quando il gruppo non è ancora arrivato ai 20 km. La favorita d’obbligo, la dominatrice olandese Sharon Van Rouwendaal (tre ori in tre gare in questi Europei e a caccia di un clamoroso un plein) decide che è il momento di rompere gli indugi ed attaccare a fondo. Solo che la campionessa olimpica olandese commette un clamoroso errore di rotta, che non solo le fa perdere il primo posto, ma la fa scivolare a ben oltre un minuto dalla nuova testa della corsa.
Dove ormai è stato dato fuoco alle polveri e in testa si forma una coppia con la francese Lara Grangeon e l’italiana Arianna Bridi. Alle loro spalle la clamorosa rimonta di una scatenata Van Rouwendaal, che non ci sta a dare per persa la gara e recupera secondo dopo secondo: a a un giro e mezzo dal termine il distacco è inferiore al minuto (57”); a un giro dalla fine l’olandese è terza a 33”, con alle spalle la tedesca Maurer a 36”. L’olandese è ormai lanciatissima e il clamoroso aggancio avviene a un chilometro dal traguardo, proprio quando Arianna Bridi era riuscita a staccare la Grangeon. Il rientro della Van Rouwendaal fa invece sì che anche la francese torni sotto: si forma un terzetto in testa alla gara, con la Van Rouwendaal largamente favorita. Si arriva al rush finale e la Grangeon perde subito contatto. La lotta per l’oro è un testa a testa bellissimo, con la Van Rouwendaal che paga la fatica per l’incredibile rimonta e viene bruciata al tocco da una meravigliosa Arianna Bridi, che conquista il titolo europeo in 5h19’34”6. Argento alla Van Rouwendaal, bronzo alla Grangeon
La gara maschile si decide negli ultimi tre chilometri, dopo oltre venti chilometri di schermaglie, ma senza mai affondare veramente i colpi, sia per la lunghezza della prova, sia per la consapevolezza che, con il freddo intendo e le condizioni estreme, la cosa fondamentale sarebbe stata preservare un po’ di energie per l’ultima mezz’ora di gara. Quando il gruppo inizia a sfilacciarsi in testa restano in sei, con il francese Axel Reymond a forzare l’andatura e, alle sue spalle, pronti a seguirlo Kristof Rasovszky (l’ungherese già vincitore di un oro e un argento in questi Europei), i russi Belyaev e Drattcev e gli italiani Matteo Furlan e Simone Ruffini. Nell’ultimo giro della gara Drattcev è il primo a credere: in testa restano in cinque. Poi è Rasovszky a rompere gli indugi, scavalcando Reymond e prendendo qualche metro di margine sugli inseguitori, tra i quali Ruffini, ormai stanchissimo, sembra staccarsi. L’arrivo è in volata, con Rasovszky che evita la beffa patita nella 10 km, riesce a conservare una bracciata di vantaggio sui due più immediati inseguitori e trionfa (in 4h57’53”5) nella 25 km dopo aver già vinto la 5 km. L’argento va al russo Kirill Belyaev, ma il bronzo è azzurro, con Matteo Furlan che chiude nel migliore dei modi una grande gara. Quarto il francese Reymond, quinto Simone Ruffini.
"Sono contento per il bronzo, ma è davvero difficile gareggiare in queste condizioni perché la muta è troppo limitante - dichiara il 29enne di San Vito al Tagliamento, tesserato per Marina Militare e Team Veneto ed allenato da Moreno Daga - Già a metà gara ho dovuto prendere antidolorifici per le spalle; le braccia non riesci a muoverle con naturalezza. Normalmente in una 25 km ai 15000 metri comincia la selezione; in questo caso ai 20000 metri eravamo tutti in gruppo. Viene limitato chi è più dotato - continua l'azzurro, vicecampione mondiale della distanza al Balaton, già bronzo iridato nel fiume Kazanka nel 2015, e argento uscente - Effettivamente la muta ti protegge, ma dovrebbero essere maggiormente performanti nei punti di maggiore mobilità. Il freddo non l'ho patito, addirittura negli ultimi giri ho avuto anche caldo. Sono contento per il risultato, ma resto contrario all'utilizzo obbligatorio della muta. Avrei nuotato senza".