Dopo il risultato delle elezioni anticipate britanniche, con il trionfo elettorale di Boris Johnson, l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea sembra oramai questione di poche settimane. Una rivoluzione che potrebbe avere ripercussioni anche a livello calcistico, Ne abbiamo parlato con l'avvocato Angelo Cascella, esperto di diritto nazionale e internazionale, che ci ha descritto in dettaglio i possibili riflessi sul tesseramento di giocatori extracomunitari e sul potere di acquisto dei club inglesi dopo l'eventuale Brexit.
Quali riflessi potrà avere tale uscita sul calcio inglese?
La Premier League è il campionato più bello del mondo. Gli stadi sono moderni, funzionali e sempre pieni di tifosi che assistono ad uno spettacolo meraviglioso. Il calcio inglese da anni rappresenta un modello a cui le altre leghe cercano (invano) di ispirarsi, nel quale si coniugano perfettamente spettacolo e business. Tutto questo fa sì che i proventi derivanti dal merchandising e, soprattutto, dalla vendita dei diritti televisivi, sono altissimi. Un ingranaggio perfetto di sport e business.
La Brexit rischia, però, di produrre enormi ripercussioni sui Club e sui loro fatturati. Vediamo in che modo.
Salvo diverse intese, venendo meno uno dei principi cardine dell’Unione Europea, quello della libera circolazione dei lavoratori all’interno dei Paesi dell’Unione, cambieranno, le regole sul tesseramento dei calciatori stranieri comunitari. Attualmente, in Inghilterra, come in ogni altro paese dell'Unione Europea, anche in forza della Sentenza Bosman, i calciatori comunitari (al pari di ogni altro lavoratore) possono circolare liberamente. In futuro, i club inglesi non saranno più liberi di farlo e verranno loro applicati gli stessi limiti previsti per il tesseramento degli extracomunitari.
Attualmente il numero dei calciatori comunitari tesserati in Inghilterra rappresenta circa il 40% del totale del tesserati, mentre gli extracomunitari rappresentano circa il 20%.
Secondo uno studio condotto nella Premier League la Brexit potrebbe interessare circa 300 calciatori. Ciò potrebbe tradursi in potenzialmente 300 calciatori fuori dai confini britannici a seguito della introduzione della Brexit.
Quanto ai calciatori extracomunitari, le norme consentono il loro tesseramento a particolari condizioni. Il rilascio del permesso di lavoro è, infatti, subordinato al fatto che nei due anni precedenti alla richiesta del permesso, i calciatori abbiano disputato una alta percentuale di gare della propria nazionale. Si tiene anche conto del suo posto in classifica nel ranking Fifa.
Tali criteri garantiscono un elevato standard di professionalità della prestazione offerta dal lavoratore. Ove il lavoratore non rispetta tali requisiti può fare una richiesta che viene vagliata da un Organismo creato ad hoc.
I problemi non finiscono qui.
È in corso una battaglia fra la Federazione inglese e la Premier League. La Football Association, infatti, sta cercando di utilizzare la Brexit come strumento di pressione per portare da 17 a 12 il numero massimo di calciatori stranieri tesserabili da ciascun club, per avvantaggiare il tesseramento dei calciatori formatisi nel Regno Unito. All’epoca della Sentenza Bosman la percentuale di calciatori britannici era di circa l’85% che, attualmente, si è drasticamente ridotto al 40%.
Inoltre, a causa della Brexit potrebbe, poi, aggiungersi la possibile svalutazione della sterlina rispetto ad altre valute straniere.
Ove ciò accadesse ne deriverebbe un minore potere di acquisto dei club inglesi che subirebbero la concorrenza dei club stranieri al momento dell'acquisto di calciatori di alto livello, spingendo i migliori calciatori ad accettare le più allettanti proposte contrattuali provenienti dall’estero rispetto a quelle delle società di calcio inglesi. Tutto ciò potrebbe portare ad una minore competitività dei Club inglesi che, giova ricordarlo, erano le quattro finaliste delle ultime edizioni di Champions League e di Europa League.
In altre parole, il meraviglioso giocattolo costruito in questi anni rischia di sgretolarsi e si potrebbe prospettare un futuro meno roseo per i club inglesi che, non a caso, sono sempre stati contrari alla Brexit.
Da tale situazione potrebbero essere avvantaggiati i club stranieri che si troverebbero a competere in situazioni di vantaggio e che, ovviamente, stanno monitorando con grande interesse lo sviluppo politico nel Regno Unito. Cosa rimarrà ai tifosi (anche a quelli che hanno votato a favore della Brexit) dello splendido spettacolo offerto loro, in questi anni, in via privilegiata, dalla Premier League?