Cazorla e il suo calvario: "Ora sembro un puzzle"

Il centrocampista, fermo quasi due anni, racconta le conseguenze di un'infezione batterica alla caviglia destra: "Mi stava mangiando il malleolo, era come plastilina"

Il tatuaggio con il nome di sua figlia India è diviso in due parti: una è sul braccio sinistro, dove originariamente era stato fatto, un'altra è sul tendine della caviglia destra. Questo è il dettaglio più evidente del calvario di Santi Cazorla durante i suoi 668 giorni senza scendere in campo, dopo il 19 ottobre 2016, giorno di Arsenal-Ludogorets, partita terminata 6-0 in favore dei Gunners. Da quel momento una battaglia contro un'infezione batterica alla caviglia destra (infortunata nel 2013 durante Spagna-Cile) durata quasi due anni: 11 operazioni per scongiurare non solo l'addio prematuro al calcio, ma soprattutto l'amputazione del piede.

Il centrocampista spagnolo tornato quest'estate al Villarreal adesso riesce anche a scherzarci su: "Ci sono pezzi del mio corpo dove non dovrebbero stare, ora sembro un puzzle". La sua grande preoccupazione non è stata tanto il calcio, quanto il rischio di non poter più nemmeno camminare con suo figlio Enzo in giardino, e proprio la famiglia è stata determinante nel percorso di recupero, tanto quanto il dottor Mikel Sánchez che lo ha seguito a Vitoria in Spagna dopo un paio di operazioni a Londra in cui era stata "ricucita" la caviglia con la pelle del braccio e gli ha chiarito la situazione: "Mi ha detto che il vero problema era interno, avendo due batteri nel tendine d'Achille e un terzo nel malleolo, che stavano mangiando l'osso. Lui poteva addirittura mettere il dito nel malleolo, sembrava plastilina. Avevo perso anche 10 centimetri di tendine, era orrendo, ma sarebbe potuta andare anche peggio. E così me l'ha ricostruito prendendo parte dei tendini del bicipite femorale".
Parte della colpa è dei medici svedesi che lo hanno operato a Londra, ma anche di quelli dell'Arsenal che non hanno monitorato bene la situazione: "Mi hanno detto di avermi dato degli antibiotici perché sapevano dell'infezione, ma non l'antibiotico adatto a quel tipo di batterio. Probabilmente pensano di essersi comportati bene e che sia stata solo sfortuna". Ma per Cazorla il primo da biasimare è lui stesso: "Sono stato io a decidere chi mi dovesse curare. Sicuramente posso dire che se qualcuno avesse agito diversamente avrei avuto la metà dei problemi, ma alla fine le decisioni le ho prese io. Sarei dovuto andare in Spagna dal primo giorno".

Chi si è dimostrato un signore è Arsène Wenger, che dopo la prima operazione nel 2016 ha chiamato in ufficio il suo centrocampista pagato 40 milioni di euro e gli ha offerto di firmare l'opzione per l'anno di contratto in più: "È stato un gran gesto", ha ricordato Cazorla. Come quello dei vari Mata, Silva, Iniesta e Villa che mandavano messaggi per consolarlo e dargli coraggio, solo che è stato più volte vicino ad arrendersi: gli pesavano gli allenamenti a Vitoria fatti solo di corsa e bicicletta, senza poter toccare il pallone. La moglie Ursula per stargli vicino nel 2018 si è trasferita nuovamente in Spagna con i bambini, sperando comunque di tornare a Londra con il marito: "Avevo chiesto un provino in estate all'Arsenal, ma mi hanno detto che dovevano definire la rosa per la stagione. Li capisco e sono eternamente grato alla società. Sono stati 6 anni incredibili con enorme affetto da parte della tifoseria", ha ricordato il 34enne.

Il ritorno a casa, a Villarreal, è stata una scelta di cuore e al momento non preoccupa l'inizio di stagione con 1 punto in 3 partite, perché a Cazorla è tornata la voglia di fare tutto, anche quelle cose che gli sembravano noiose: "Sono stato in albergo diverse volte negli ultimi anni, ma solo, senza compagni di squadra. Ora so che se sono in un hotel è perché mi sto preparando per una partita. Ho combattuto per tutto questo e ora devo sfruttarlo al meglio. Non posso essere così egoista da dire che il calcio non è stato buono con me: ci sono momenti in cui penso di aver avuto sfortuna, ma il calcio mi ha dato un sacco di cose e sono grato per tutto ciò che ho vissuto finora. E per tutte le cose che sono sicuro dovranno ancora arrivare".