Premessa. Il gesto di Fenati a Misano non ammette giustificazioni, nemmeno a mente fredda. Un atto che ha sottolineato la fragilità psicologica del pilota in un fallo di reazione spropositato. Ciò detto occorre un minimo di lucidità per ricostruire ciò che è accaduto domenica in pista e gli sviluppi successivi della vicenda. Appurato il reato, è intervenuto il tribunale, composto dagli steward della Federazione Internazionale. Due gare di squalifica la sanzione, applicando il regolamento alla lettera. Una condanna che tutti, dai colleghi di Fenati a scalare fino al più infimo degli haters del Web, hanno giudicato ridicola in rapporto alle sequenze e alle possibili conseguenze del gesto mostrato in mondovisione. Una sorta di scappellotto dato al pilota che ha scatenato inevitabilmente polemiche feroci. Un po’ come accade nei casi di giustizia ordinaria, quando il giudice scarcera un imputato applicando alla lettera il codice penale, ignorando le conseguenze mediatiche in un mondo ormai dominato dai social.
Social appunto. Da migliaia di account è partito l’attacco a Romano Fenati, alla sua squadra, alla sentenza della Federazione. Insomma il mondo contro il pilota, pilota che – ribadiamo – non ha attenuanti. Resta il fatto che il tribunale dello sport aveva deciso di lasciarlo a piedi per due gare. Ma la tempesta scatenata sui social ha stravolto e superato di fatto quanto deciso da chi dirige questo circo. Così Fenati rappresenta il primo caso di sportivo protagonista di un doppio licenziamento. Dalla sua squadra attuale e dalla prossima. Un record, frutto del potere esagerato che hanno ormai assunto i social. L’account Facebook del team manager della squadra di Fenati è stato preso d’assalto. Logica, dopo ore sotto assedio, la sua resa e la decisione di rescindere il contratto con il pilota. Sulla stessa linea le decisioni di MV Agusta e del team di riferimento, che hanno bruciato il contratto del 2019, senza dimenticare la sospensione della licenza decisa dalla Federazione italiana. Trattiamo delle conseguenze di un gesto che il tribunale sportivo aveva già sanzionato. Ciò che è accaduto dopo, di fatto, lo ha deciso il Web, un tribunale popolare che ha giustamente condannato il gesto di Fenati, ma che un po’ meno giustamente ha influenzato lo sviluppo successivo degli eventi.