Mark Van Bommel è fiducioso per la sfida del Philips Stadion contro l'Inter. L'allenatore del Psv Eindhoven spera di migliorare il suo score da calciatore contro i nerazzurri, specialmente in Champions League, perché l'ultimo incrocio è coinciso con una sconfitta dolorosa, quella della finale a Madrid del 22 maggio 2010. Come 8 anni fa, anche oggi i nerazzurri schierano molti stranieri in campo, ma secondo l'ex centrocampista olandese non cambia l'impronta tattica: "L'Inter come le altre grandi squadre italiane ti dà sempre il senso che stai giocando bene, poi succede qualcosa all'improvviso che cambia la partita. In Italia ci sono piccole differenze tra le squadre, i dettagli decidono. Questa è la differenza rispetto all'Olanda".
E oltre a sottolineare che "il catenaccio non c'è più", Van Bommel ha spiegato come devono comportarsi i suoi per fare risultato: "Ogni avversario ha punti forti e deboli, abbiamo analizzato l'Inter. L'importante è non aver paura, quello che pensiamo e l'analisi che abbiamo fatto non li dirò". Certamente Icardi e compagni avranno un avversario in più, cioè la tifoseria del Psv: "Anche prima della partita contro l'Ajax (vinta 3-0, ndr) l'ho detto, il pubblico è sempre molto fedele e ti carica. Il rapporto squadra-tifosi è molto forte, sin dal primo gol che ho segnato il legame è rimasto lo stesso".
Altra cosa che non cambierà è il gioco dei Boeren, che in Eredivisie sono a punteggio pieno dopo 7 giornate dopo la sconfitta nella Supercoppa di lega: "Cambiamo poco tra una partita e l'altra perché c'è voluto molto tempo per insegnare ai miei giocatori il modo in cui voglio giocare. Contro il Feyenoord abbiamo perso ai rigori, abbiamo proseguito il nostro cammino e poi abbiamo iniziato a vincere. La cosa difficile è trovare continuità indipendentemente dall'avversario".
Per Van Bommel la sonora sconfitta contro il Barcellona non è indicatore di un problema di ordine tecnico: "Stiamo facendo bene, cerchiamo di fare sempre le stesse cose, ma a volte dipende dall'avversario. Al Camp Nou il risultato è stato esagerato perché fino a un certo punto abbiamo fatto bene".
E sul modo di intendere la partita da parte dell'Inter, riconosce i meriti del suo collega: "Ogni allenatore prova a trasmettere il suo carattere alla squadra. Spalletti è un tecnico da 25 anni ed è stato in più posti, tra cui Roma e San Pietroburgo. Non lo conosco benissimo e credo che ogni tanto cambi il modo di giocare".