In una domenica senza campionato per l'allenatore del Sassuolo, Roberto De Zerbi, la gioia più grande arriva dal Festival dello Sport di Trento, dove Pep Guardiola, invitato insieme a Sacchi e Ancelotti per un dibattito sulla bellezza dello sport, ha avuto elogi importanti per la squadra neroverde e per il suo tecnico: "Quando vedo giocare il Sassuolo mi da l’idea di un calcio molto propositivo” ha detto lo spagnolo.
Una vera e propria investitura per De Zerbi da parte di uno dei migliori allenatori in circolazione, in grado di dominare e vincere tutto sulla panchina del Barcellona: "Io non ho inventato nulla - le parole di Guardiola - lo dico senza falsa modestia, ho solo avuto la fortuna di avere tanti giocatori che sono cresciuti nella cantera, che giocavano insieme quando avevano 8-10 anni, c'è stata una combinazione di fuoriclasse e questo non capita spesso. Oltre a questo avevano, avevamo, voglia di mangiarci il mondo".
Il tecnico del City spiega così la ricetta del successo che ha portato nella bacheca dei blaugrana due Champions League e svariati altri trofei tra il 2008 e il 2012, ma prende le distanze dall'etichetta che gli è stata appiccicata addosso: "Il tiqui-taca è un concetto che non mi piace molto - spiega il tecnico catalano - sembra una parola scherzosa, invece per noi era un sistema di gioco che ci permetteva di far girare la palla per portarla dove volevamo noi. Sono però contento che questo gioco sia piaciuto, se per 20 anni parleremo ancora di questa squadra significherà che qualcosa di buono abbiamo fatto". Molto più di 'qualcosa di buono' verrebbe da dire e il merito è stato anche di Leo Messi: "Un animale competitivo, feroce - lo etichetta Guardiola - E' un calciatore che ti aiuta sempre, odia perdere, gioca come quando era piccolo e nei grandi eventi, se la squadra lo accompagna, ti fa la differenza. Insomma, un fenomeno".
A proposito di grandi eventi, a Guardiola viene fatto notare che quest'anno il suo Manchester City è in pole position per vincere la Champions, ma lo spagnolo rifiuta l'etichetta di favorita: "Non so se siamo ancora pronti per vincere la Champions - dice Guardiola un po' per scaramanzia e un po' per esperienza - Il nostro miglior risultato è stata una semifinale. Non so se siamo pronti perché non abbiamo una storia dietro. I favoriti sono quelli che hanno più storia, direi Real Madrid e Barcellona e aggiungerei anche la Juventus, che con l'acquisto di Cristiano Ronaldo ha fatto capire 'quest'anno la vogliamo'. Ha fatto due finali, ogni volta è più vicina. Poi c'è l'Atletico Madrid che gioca in casa, ha sempre fatto bene negli ultimi anni. Noi ci auguriamo di essere lì"
Una volta che sarà chiusa la sua avventura in Inghilterra, Guardiola non esclude affatto un futuro sulla panchina di qualche squadra italiana: "Perché no? Anni fa - ricorda il tecnico - mi dissero che non sarei mai andato ad allenare in Germania eppure anni dopo sono andato in Bundesliga, quindi rispondo perché no? Chi lo avrebbe detto che avrei imparato il tedesco. L'Italia resta un'opzione. E poi si mangia tanto bene...". Interrogato sulla crisi che vive il calcio italiano, Guardiola veste i panni dell'avvocato difensore: "L'Italia resta un grande Paese, ora posso dire che serve riflessione, ma non sono certo io che devo dare suggerimenti, non posso dire quello che manca all'Italia, siete un Paese che ha vinto tanto e non solo in un periodo breve ma lungo, avete vinto a livello di nazionali e di club. Poi sento dire che l'Italia ha un calcio difensivo, ma difendere bene è una grande qualità e voi siete maestri in questo. L'insuccesso del Mondiale è un momento così, è capitato anche all'Argentina, anche alla Pellegrini che ho sentito stamattina: ha vinto tanto ma anche perso e questo non le ha impedito di vincere di nuovo. A volte capitano periodo così, tecnici e federazioni devono trovare le risposte giuste, ma voi avete qualità speciali".