Gli ultimi mesi della vita di Lucas Hernández sono probabilmente i più felici della sua vita. Da maggio ad agosto infatti il terzino francese dell'Atletico Madrid ha vinto l'Europa League, il Mondiale, la Supercoppa europea e soprattutto ha avuto il suo primo figlio, Martín, a soli 22 anni. Gioie da condividere con la madre Py e con il fratello Theo, oggi alla Real Sociedad in prestito dal Real Madrid, ma non col padre Jean-François, che ha abbandonato la famiglia quando Hernández era un bambino. "Non abbiamo sue notizie da 13 anni, neanche dopo aver vinto il Mondiale. Oggi che sono padre io, sono ancora più cosciente del disastro che ha fatto, ha fallito come padre" ha detto Hernández senza usare mezzi termini.
Eppure non vuole cancellarlo del tutto dalla sua vita: "Se dovessi incontrarlo, gli parlerei, però io non posso immaginare di rinunciare a mio figlio. Non lo farei per niente al mondo, se dovessi dormire sotto un ponte per la sua felicità lo farei senza dubbio", ha confessato in un'intervista a Le Parisien.
Ovviamente c'è una persona da ringraziare, sua madre Py: "Le devo tutto, è quella che ha cresciuto me e mio fratello, da sola. Ci ha permesso di giocare a calcio lavorando tutto il giorno, non so quante ore, quello che sono oggi è grazie a lei". E lui stesso ha dato una grossa mano a Theo, "ma non come un padre, l'ho protetto come ogni fratello maggiore. Quando lui aveva bisogno, io c'ero sempre. C'è sempre stata una grande complicità tra noi, era il mio migliore amico oltre che fratello e anche oggi i nostri rapporti sono molto stretti".
Un'infanzia vissuta sempre in Spagna, entrambi nelle giovanili dell'Atletico perché a Madrid aveva giocato il padre, prima al Rayo Vallecano e poi con i rojiblancos. Anche per questo metà del suo cuore è iberico, non solo per il cognome che porta: "La Spagna mi ha dato tutto, ci sono cresciuto, ci vivo, mia moglie Amelia è spagnola e mio filgio ci è nato. Addirittura parlo meglio lo spagnolo del francese. Però amo la Francia, tutto il resto della mia famiglia vive lì. Io ho due Paesi: quando viaggio in Francia, mi sento francese e quando sono in Spagna mi sento spagnolo".
Allora Hernández tiene a specificare perché ha scelto la nazionale maggiore dei galletti dopo una lunga trafila delle selezioni giovanili, pur essendoci stata l'ipotesi di una convocazione con la Roja: "Per molto tempo non ho avuto notizie dalla Francia, poi un giorno mi chiamò Deschamps e mi disse che ero nei suoi pensieri. Non ci pensai neanche un attimo e dissi subito di sì, non avrei mai potuto rifiutare, era il mio sogno fin da piccolo".
Dall'esordio ufficiale con i Bleus del 23 marzo il cambio radicale della sua vita: prima la conquista del posto da titolare nell'Atletico Madrid per l'infortunio di Filipe Luis, poi la convocazione a Russia 2018 e il Mondiale vinto e giocato da protagonista, quando in molti si aspettavano Mendy sulla fascia sinistra. Ma non ci sono dubbi su quale sia stato l'evento più felice: "Sì, sono stati i 6 mesi più incredibili della mia vita, ma è stato mio figlio Martín che mi ha cambiato maggiormente. Prima pensavo solo a me stesso, ora tutto quello che faccio è per lui. Non sono più lo stesso uomo e tra qualche anno, quando sarà più grande, gli racconterò di questa estate pazzesca".